Friday, December 31, 2010
That's Christmas!!!
Wednesday, December 1, 2010
Saturday, November 20, 2010
Benvenuti al Sud, per davvero
Sunday, November 7, 2010
Libertà
Sunday, October 24, 2010
Every time
Sunday, October 3, 2010
Somewhere happened
Vale e Luca - 26 settembre 2010 |
Wednesday, September 22, 2010
Anestesia e risveglio
Tuesday, September 14, 2010
Wish list
Saturday, September 11, 2010
09.11.2010
Wednesday, September 1, 2010
These are not just words.
Monday, August 23, 2010
Giallo è bello
Friday, August 20, 2010
Esperienza di vita n°2: se la prima non riesce, prova la seconda
Esperienza di vita n°1: se ti manca il fiato, riposa
Sunday, July 11, 2010
Tanti amici ma troppa solitudine
Wednesday, June 2, 2010
Here we are
Tuesday, May 11, 2010
Little miss sunshine
Sunday, May 9, 2010
Una allegra ragazza morta
Pordenone ha qualcosa di speciale.
3 ore e 15 minuti di sottofondo diverso, ogni volta, come se cambiare la colonna sonora potesse farmi vedere ogni volta piccole e grandi cose di cui non mi sono accorta durante il viaggio precedente.
Da quando ho letto che questa piccola perla del Friuli è la piccola Seattle italiana in quanto culla e capitale della musica underground in Italia, la colonna sonora è diventata autentica: Prozac+, Tre allegri ragazzi morti, Africa Unite… Solo alcuni nomi di personalità musicali che hanno preso alla lettera un famoso detto friulano "fasi di besoi", il "do it yourself" dei punk. Corrente del fare che rende Pordenone ed il suo entroterra una zona ricchissima di idee, che diventano fatti e non solo pugnette. Questo è il modo di fare del pordenonese: ci provo da solo, se non riesco…poi ci penso.
Molto simile a me, sarà per questo che mi sento molto autoctona qui.
Ho punti di riferimento, forse ancor di più che nella città in cui vivo.
Il locale in cui pranzare e cenare orientale, un misto di cucina giapponese e thailandese, un piccolo ristorante fusion in cui ogni mese le pareti cambiano colore ed aspetto, perché ogni mese ha luogo una mostra d'arte con artisti diversi: Weest. Essere accolti ormai col nome è sintomo di una certa frequenza… Peccato mi chiamino col nome dell'azienda a cui faccio intestare le fatture, ma credo sia questione di tempo per passare al nome di persona fisica e non giuridica...
Il luogo in cui rilassarsi e "farsela raccontare", per donne sempre di corsa (o in fuga?): Atmosfere Grace, in cui tutto costa parecchio e per tutto c'è una sola motivazione, "l'eccellenza ha il suo valore Signora". P.S. Andarci a metà mese a stipendio appena versato sul conto corrente.
Le botteghe, le gastronomie del centro, i fruttivendoli che inebriano i piccoli vicoli con gli odori di fragole e verdura di stagione.
A Pordenone divento quello che vorrei essere sempre, che forse sono ma non faccio: la spesa dopo il lavoro, il supermercato, le tante borse in mano mentre cammino rasoterra sulle nuove ballerine che dovevano essere "un guanto" ed invece si sono trasformate, a fine giornata, in una trappola per topi. Salire all'ultimo piano, a piedi se l'ascensore tarda ad arrivare, inserire una pesante chiave in ottone ed avere un delizioso appartamentino in prestito anche per questa settimana. Cucinare nella mia piccola cucina, apparecchiare per me, versarmi un bicchiere di vino friulano (Cabernet Franc della tenuta dei Principi di Porcia tutta la vita!!!) mentre il cous cous con le verdure cuoce.
Chiamare tua madre solo per dirle "sto bene", chiamare tuo padre solo per dirgli "è andata bene anche oggi, sono carica come una molla", scrivere alla tua migliore amica "sono a Pordenone, sto per cenare, ti voglio bene".
E finalmente cenare, questa sera durante un feroce temporale con tuoni ed un violento fruscio d'acqua...
Nessun pensiero. Solo... Senti che fuori piove, senti che bel rumore.
Tuesday, April 27, 2010
Un risveglio...
Un pallido rifugio
Saturday, April 10, 2010
Come ama una donna
Sunday, April 4, 2010
Happy Living
Groucho Marx preferì leggere o vedere un film piuttosto che vivere… nella vita, pensò, non c'era una gran trama!
Scommetto che la maggior parte di noi, genere umano, più soliti a negarci la felicità che ad andare a cercarla, si soffermi qualche attimo dopo questa frase e pensi: si, in effetti…
E scommetto che la maggior parte di noi pensi di NON star vivendo, poi, una così gran "cosa". Diciamo, di star vivendo un qualcosa senza trama.
L'importanza di quello che si sceglie di vivere non ha dimensione. Lo scegliere nulla è catastrofico. Il rendersi conto di essere, anche io, anche tu, protagonisti, a volte troppo spesso attori, del nostro film porta ad uno stadio di consapevolezza che ci rende raggianti nel volerci sperimentare ogni giorno. Diventa quasi divertente lo svegliarsi ogni mattina e, dopo il ciak, sorridere curiosi della prossima sceneggiatura quotidiana. Posso perfino decidere di essere un personaggio "incazzoso", ma mi accorgo che è molto più difficile emanare negatività che positività, per sé e per gli altri.
Quindi, non ho voglia "di sbattermi": un sorriso è già un ottimo biglietto d'ingresso, ovunque si voglia entrare.
Se fossi un medico consiglierei la visione del nuovo ultimo film di Salvatores, Happy Family, in sostituzione a qualche seduta psicoterapeutica o a qualche goccia di antidepressivo. Il risultato, qui, sarà certo almeno, non si potrà non riflettere su quanto di nostro vogliamo ed abbiamo messo nella vita di ognuno di noi e di chi ci sta accanto.
Un film con trama che fa riflettere su quanta più trama ci sia dentro la nostra vita.
Thursday, March 25, 2010
I miei ospiti
Questa è la storia di una piccola sognatrice del Nord, carica di voglia di fare e di fare bene, che durante il lento e veloce scorrere delle cose, chiamiamole destino, conosce una piccola soldatessa, nel lavoro e nella vita, del Sud.
Arrivata nel Meridione, la piccola sognatrice del Nord sa che ci sarà tutto da fare e nulla da perdere, ma non sa ancora che sarà grazie alla soldatessa del Sud che "tutto" sarà fatto e sarà fatto bene.
Questa è la mia storia di diligente pedina del grande sistema che è l'industria e di una pedina più lontana dalla mano del giocatore ma molto più decisiva nella fase di gioco e di vincita.
Alessandra e Valentina, i nomi sono tutto, chi siamo a livello professionale non conta ora. Contava quando ci siamo conosciute, una notte d'inverno, in un aeroporto (tanto per cambiare) in cui ero appena atterrata e dove lei mi stava aspettando da un ora, ritardo dello scalo a Fiumicino. Un lungo viaggio in macchina per raggiungere l'hotel, durante il quale lei ha guidato attenta sotto una pioggia torrenziale, attenta soprattutto a me, mai vista, "delegata" dell'azienda da accompagnare alla missione, vestita di tutto punto e sempre al telefono chissà con chi e per fare chissà cosa (di certo non salvare il mondo anche se il tono le sarà apparso simile).
Questa è la storia di un'amicizia e di una fiducia, prima sul lavoro poi nella vita (o forse viceversa), di due donne che non provano invidia, che sono felici per le gioie dell'altra e che stasera hanno cenato a lume di candela nei panni di gente nobile.
Un vecchio palazzo costruito dai Borboni, nel lontano '800, quando ancora erano "padroni" del Sud Italia, sulla costa tirrenica della Calabria: "vivo" qui quando lavoro qui. No turisti, Si party. Sola a colazione ed a cena in un salone da 200 coperti, con metre più confidente di vita che di buon vino. La solitudine col sorriso non è poi così amara. Si, perché in un palazzo di 100 stanze, l'unica non a disposizione è la mia.
Avere il personale dell'hotel che lavora solo per una cliente ti fa sentire un po' la padrona di casa, una giovane e sola baronessa di altri tempi.
Ma stasera, finalmente, 3 coperti: io, Valentina ed il suo futuro sposo (settembre è ormai prossimo).
Finta nobil donna, "Baronessa dei culi cacati" (così mi chiamava mio padre dai primi mesi di vita quando mi doveva cambiare il pannolino sporco), Contessa Valentina di Blanchard sas (società per cui lavora), Conte Luca No Figa (si narra che durante un incontro di sesso con partner straniera, allungando una mano di troppo, abbia sentito un "di troppo" esordendo verso di lui\lei, non sapendo l'inglese, "no figa? I'm sorry").
Una cena lunghissima ma che sembrava appena iniziata, un vino bianco fermo siciliano buonissimo, una sogliola al pistacchio verde sublime, 3 visi contenti della presenza degli altri allo stesso tavolo, un piccolo tavolo al centro di un luogo con più di 200 anni. Aver bevuto, mangiato e scherzato dove l'hanno fatto per secoli i nobili.
I nostri titoli nobiliari non sono finti, sono nomi divertenti, ma non riesco a non continuare a stupirmi dei nobili veri, quelli di cuore. Che ho la fortuna di incontrare.
Monday, March 22, 2010
Il volo della domenica
Saturday, March 20, 2010
Sono una mina vagante
Voglio parlare di quella frenesia sottile che mi assale ogni qual volta "prendo e vado" sull'onda del "mi va". Di norma mi accade sola, perché solamente con me ho la libertà (questa tanto amata libertà) di non dover condividere parole, pensieri, anche pur banali decisioni sul dove parcheggiare.
Ed oggi, uno dei tanti sabati pomeriggio, dopo una settimana "tesa" e prima di una settimana "peggiore", prendo e vado al cinema, sola, alla visione delle 15.00, quella dei nessuno, quella delle coppie di amiche, quella dei solitari o amanti della solitudine come me. E' anche la proiezione in assoluto "per i pochi", la sala a tua disposizione. Posso sedermi come a casa, rannicchiata con i piedi sopra alla poltrona. Così adoro assaporare una storia.
La storia di questo pomeriggio è la storia dei personaggi finti erranti, che hanno paura di sbagliare e per questo seguono percorsi più giusti perché quasi imposti, che si possono percorrere facendo finta di non essere responsabili del percorso, "l'hanno scelto gli altri".
E' la storia anche delle mine vaganti, di quelli che scelgono di mettere le cose e le persone dove devono stare, di quelle che voglio sbagliare "per proprio conto".
Sbagliare per proprio conto. E' bellissimo.
E' questa la libertà di ognuno di noi.
All'uomo che dice di amarmi e di conoscermi, che dice "tu lotti sempre per ottenere le cose che vuoi nelle tua vita, credevi di essere libera ma ora soffri perché ti rendi conto che non lo sei" dico: libertà è tante cose.
E' poter decidere, poter sbagliare seguendo i propri pensieri ed il proprio cuore, è voler mettersi al proprio posto, dove si deve e si vuole stare.
Ed è anche prendere le chiavi della macchina dopo un lampo "vorrei andare a vedere quel film", guidare ascoltando Madonna ad un volume non consono fino in centro, incontrare un tuo amico-collega che ti abbraccia e ti dice allibito "vai al cinema a quest'ora da sola? Sei un mito…!!!" ed è sedersi al centro dell'ultima fila, in una sala enorme, vuota, rannicchiata come a casa propria.
E' commuoversi, perché così ho sempre fatto durante un film di Ozpetek.
E' uscire dal cinema in pieno pomeriggio e rifugiarsi in libreria per cercare un'altra delle tue cose "strane", il libro "tutti i figli di Dio danzano" del proprio scrittore preferito.
Ti rispondo, non mi sono ancora resa conto di non esserlo. Anzi, continuerò a fare di tutto per illudermi di essere libera. Sempre.
Infondo anch'io sono una figlia di Dio. E voglio continuare a danzare.