Friday, May 30, 2008

Uncontacted tribe sighted in Amazon

Ho visto poche settimane fa un film di cui sentivo parlare da tempo: "into the wild". L'impatto non è stato così forte come lo era stato per le persone con cui ne ho discusso prima e dopo la visione. Perchè comprendo e capisco molto le intenzioni ed i fatti del protagonista. Tutto non può essere spiegato, almeno per una volta, con "that's a movie, not life", perchè il film racconta una storia vera.
Forse è ciò che mi piacerebbe fare ogni tanto ma non avrei il coraggio di fare. O forse è ciò che faccio tutte le volte che spengo il telefono per interi giorni vagando fra parchi, strade, prati e discorsi. Lo faccio a modo mio. E secondo il tempo in cui vivo.
Oggi noto sul sito della rete televisiva d'informazione "più conosciuta e capace al mondo" un forte stupore nel venire a conoscenza di tribù completamente all'oscuro di ciò che è il mondo post-contemporaneo, cioè noi.
Foto aeree mostrano una tribù indigena in Amazzonia che, riporta la CNN, non ha mai avuto contatti con nessun essere vivente umano non appartenente alla loro cerchia.
Io non mi stupisco dell'esistenza, ancora oggi, di gruppi di persone che conducono una vita completamente dedita a ciò che non è artificiale, a ciò che loro vogliono (riescono a) creare, a ciò che è, anzi era, la Terra.
Non mi stupisco che ci siano "persone comuni nel mondo globalizzato" che se ne stupiscano: attenti a non "contaminarli", vorrebbero studiarli come degli animali rari, prestando attenzione a non farli estinguere.
Mi stupisco, invece, che non si capisca di aver fotografato chi non conosce sofferenza mentale, ma solo quella fisica, probabilmente più intensa della nostra, chi vive di valori elementari per i quali, si dice, si è stati creati per riprodurci. Persone che vivono come all'inizio SI DOVEVA E POTEVA vivere su questo pianeta.
Mi infastidisce questo finto interesse altruista, quando invece è solo scientifico, di studio, per capire come noi eravamo all'inizio. Perchè noi siamo fallaci e falsi. Allora cosa ce ne facciamo del sapere come vivevano i VERI uomini millenni fa, se poi facciamo di tutto per metterla nel culo al collega della scrivania accanto?


Monday, May 26, 2008

What a rocky youth!

I primi due anni di lieco li ho trascorsi "tra le sudate carte". I tre anni successivi tra dibattiti a tema sociopolitico e lettore cd alle orecchie. A 17 anni fumavo le prime sigarettine, stazionavo al Vampyria perchè mi sentivo dark dentro, salutavo in modo alquanto provocatorio, mangiavo niente e pensavo ad un futuro da scienziata o medico (assolutamente non generico perchè troppo qualunquista).
Ero convinta non mi sarei mai innamorata perchè troppo ribelle, indipendente, incazzata col mondo ed inculenta. E, quindi, nessuno si sarebbe innamorato di me. Convintissima che non esistesse un uomo talmente "in grado" di potermi coinvolgere emotivamente. Ingestibile era un aggettivo che poteva fare al caso mio.
I professori avevano timore di una tenera fanciulla come me: mi chiedevano il permesso per interrogarmi, perchè se non pronta o non abbastanza vogliosa mi sarei anche potuta incazzare.
Tutto questo mi divertiva....ma in realtà mi sono divertita molto meno di quello che avrei potuto e dovuto.
Aaaaaaahhhhh, questa è la mia adolescenza, durata poco più di cinque anni, il tempo di trascorrere gli anni più provanti della mia vita in una scuola non degna della fama che porta (riferimento alla fama comune; la fama di sottobosco invece è tutta realtà e verità).
Da giovane "vecchia dentro" penso spesso a come ero da "giovane dentro": tre-men-da.
Ma forse ora sono ancora peggio: mi-ci-dia-le.

Thursday, May 22, 2008

Merrymaking

Purtroppo è da poco tempo che adoro trascorrere momenti semplicemente parlando a tavola, in compagnia di persone gradevoli. Mangiare, bere e parlare mi piacciono come azioni insieme. Il connubio li rende eccelsi nel loro essere piacevoli anche singolarmente.
Il semplice scambio di informazioni, punti di vista, racconti (a volte verosimili) mi rilassa. Sia riceverli sia donarli. Anzi, soprattutto riceverli.
E' come se rivivessi pezzetti di vite altrui nella mia mente, durante il loro racconto, e mi immaginassi la scena in movimento, a volte aggiungendo o focallizzando qualche particolare.
Vivo di racconti. Ogni volta che mi accade qualcosa che mi induce a stupirmi o a preoccuparmi, mi invento in maniera fin troppo veloce il racconto in tempo reale nella mia mente. Non ne sono sempre protagonista. Anzi, il narrare vicende "sulle spalle" di qualcun'altro mi fa sentire "potente".
Forse è per questo che chi scrive (e si permette di illudersi "scrittore") si sente sempre in preda ad una "tossicodipendenza".


Wednesday, May 21, 2008

The importance to be....

...free. Simply free.
I like to be able to choose any action. I like to be nuts about everything I do.
Today I have an irresistible lust, of a obscene kiss.
Thinking to go to get it!
Anyway, I aim.
S.o. looks me so unreachable, but I am not so far.

Monday, May 19, 2008

Crazy for simplicity

Avevo percepito che sarebbe successo qualcosa di stra-ordinario dal suo movimento della mano, deciso e veloce, nel girare la chiave di casa sua. Alla sua domanda di bere qualcosa insieme avevo risposto “no, non è necessario” sorridendo, pochi minuti prima. Avevo voglia di gustarmi qualsiasi cosa avesse potuto accadere il prima possibile. Sono sicura il mio modo malizioso di rispondergli lo abbia esaltato: i miei occhi volevano palesemente gridargli che ci sarebbe stato di che divertirsi.

La sua premura nell’aiutarmi a mettere i piedi dove c’era spazio sul pavimento all’ingresso, al buio, mi fecero sperare di non vedere nessun tipo di luce.

Mentre lui cercava una qualsiasi forma di illuminazione, io cercavo velocemente con gli occhi un punto in cui poter essere toccata per la prima volta, un punto ad alto tasso di perversione e prima che potesse riuscire ad accendere la luce. Le finestre dalle imposte aperte, la luce esterna, l’illuminazione della notte, mi fecero puntare una parete nuda.

Non era necessario parlare, come non lo era stato bere qualcosa poco prima. Io avevo bisogno di quello, ma non ero l’unica.

L’avventarsi uno sull’altro, contro quella parete d’occhiata pochi secondi prima aveva un qualcosa di “documentario sulla savana”, dove si vedono leoni in branco avventarsi su carcasse fresche di cattura.

Contro quel muro ho provato ogni cosa percepibile in quel momento e quella sera: la libertà di lasciarsi andare per voler “semplicemente” provar piacere e far provare piacere, la scomodità eccitante della resistenza pur di farlo bene e così, la necessità di essere me stessa ansimando e dicendo ciò che inconsciamente la propria anima fa dire in quei frangenti.

Quel poco che vidi quella sera, in quelle stanze, senza luce artificiale e quello che vidi fuori di lui e dentro mentre gemeva appoggiato a me, mi resero serena a tal punto da non avere timore di mostrarmi nuda veramente dopo, sedendomi a parlare di me fino a notte fonda.

Wednesday, May 14, 2008

Music addicted

La musica è sempre stata parte di me. Strano a dirsi perchè sono stonata, non per dire...ma veramente non so emettere un suono "non parlato" che sia piacevole all'udito.
Da giorni ho un "nuovo dritto": la radio newyorkese pirata. Quasi mai gli speakers si permettono di interrompere un pezzo, quasi mai si permettono perfino di "intramezzare" le canzoni. Ops... dimenticavo... è ovviamente una radio di heavy metal- punk - hard rock - industree music.
Mi rimbomba nel cervello appena ho 10 minuti di pausa, come se mi dovessi "drogare" di pura rabbia e libertà appena ne ho l'occasione.
E' diventata una droga. Non ho mai ascoltato così tanta heavy metal nemmeno al tempo del liceo, quando ero veramente dark e anticonformista. Dito medio e saluto nazista erano i miei passepartout.
E' iniziata la seconda fase ribelle della mia vita, conscia del fatto che finirà (ma non so quando) e che ne ricomincerà un'altra ed un'altra ancora.
Sono sicura difficilmente mi annoierò nella mia vita.

Tuesday, May 13, 2008

Help Earth because Earth helps you

Non mi ricordo chi me lo disse, ma qualcuno mi parlò della capacità della Terra di assorbire qualsiasi cosa. Sentendo parlare di qualsiasi cosa pensai subito ai rifiuti, inquinamento, industrializzazione, degrado civile etc...
Ma non avrei mai immaginato che la Terra potesse assorbire persino le nostre sofferenze ed il nostro male di vivere: lo stress.
Chiunque sia stato a parlarmi di questa capacità aveva ragione. Mi incuiosì perchè mi descrisse un rituale indiano (indios d'America) secondo cui la natura è in grado di ascoltare il dolore delle "sue" forme viventi e di aiutarle.
Giorni fa con i-pod alle orecchie e t-shirt divertente da grandi magazzini uscii, dopo il lavoro, per la mia solita corsa-camminata veloce al parco.
Correre non ha lo stesso potere dello sdraiarsi a terra, sull'erba, "a crocifisso" e respirare lentamente ad occhi chiusi...ed aperti. Qualcosa ascoltò la mia stanchezza, qualcosa sotto alla mia schiena ed al mio sedere.
E qualcosa lassù capii che avevo bisogno d'atmosfera. E venne a piovere....ma non mi alzai.

Stasera voglio ripetere questo "rituale".


Monday, May 12, 2008

Remembering what would has happened if....


...se solo non avessi detto alcune cose, in un determinato momento, o semplicemente perchè si sono dette.

Da quando le ho dette, è come se avessi guardato dentro ad una scatola mai aperta.

Purtroppo quella scatola mai aperta ero io.

Wednesday, May 7, 2008

My world



Now you get along with me
I’m gonna make you mine
And make you free
In the new world
Breath goes in
And breath goes out
It makes me scream
And makes me shout
In the new world
Rev it up, and make it start
Tear it up and take my heart
In the new world
I’m lost in you
I’m lost in crowds
I fight for you
And say out loud
It’s a new world
This is my world
Burn it, burn it
Ripped off pride
And ripped off pain
I take my time
And make you sane
In the new world
This is my world burn it, burn it
Our whole existence starts to change
We’re born with love and born with rage
Now you get along with me
I’m gonna make you mine
And make you free
In the new world
This is my world
Burn it, burn it

Tuesday, May 6, 2008

Going to work....

Per mesi ho vissuto pessimi tragitti da casa al lavoro. Anche viceversa. Il non avere pieno controllo di me e di quello che facevo (avrei fatto) durante il giorno mi rendeva troppo nervosa.
Da settimane vivo il tragitto letto-lavoro col sorriso sulle labbra e molto serena. Ascolto musica (eh che musica!!!), canto, gesticolo al vento e ad un pubblico che assiste ignaro ad un mio piccolo e privato spettacolino di gioia e spensieratezza.
Un breve pensiero proprio stamattina ferma ad un semaforo: il lavoro di "stradino", colui che si occupa della manutenzione delle strade e della città in genere, si fa per lo più per scelta o non per scelta ma per necessità? Indossare una tuta catarifrangente sotto i 30 gradi ed un tasso di umidità pari al 70%... può essere "per scelta"?