Da essere abitudinario, anche se non voglio darlo a vedere, ogni sabato mattina i miei punti di riferimento per iniziare i "2 giorni di calma apparente" sono pochi: l'estetista di primo mattino per un massaggio, l'edicola per comprare la Repubblica, il bar in piazza "a Muntech" degno di me, la Lifferia, un lattemacchiato ed una brioche integrale vuota.
Azzanno la brioche mentre inizio a leggere le prime pagine del quotidiano.
Oggi è ancora una volta l'11 settembre. Sarà spesso l'11 settembre.
Leggo un articolo crudo quanto molto bello di Vittorio Zucconi sulle ultime ore della hostess Betty Ong, sul volo 11 American Airlines, il primo a schiantarsi contro la Torre Nord. Ogni anno conosco facce e vite diverse di coloro che l'hanno perse quel giorno.
Ed ogni volta che è 11 settembre rivivo il mio personale sgomento e paura. Paura di essere nel posto sbagliato nel giorno sbagliato, pensavo. Ero in Egitto. E ricordo con precisione l'arrivo di un sms che nonostante gli innumerevoli telefonini che si sono susseguiti negli anni è ancora in memoria: "è pericoloso rimanere lì, non sai come reagirebbero contro gli occidentali. Torna a casa il prima possibile Pri". Dopo 4 ore ero su un volo verso l'Italia.
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