Saturday, September 19, 2009

Il bello delle donne

Non il celebre polpettone della tv commerciale con Stefania Sandrelli e compagnia bella.

Bernard Malamud scrive che le donne vivono due vite: una in cui imparano e una in cui iniziano a vivere davvero.

Non posso ancora raccontare la mia “vita davvero”, sono ancora nella fase in cui imparo e, spesso, anche in modo non delicato.

Ma posso raccontare la “vita davvero” di alcune, non molte, donne che incontro ogni giorno, che ho la fortuna di conoscere grazie al mio sporco lavoro, che di incontri me ne fa fare tanti, ma pochi che lascino il segno.

Anna, avvocato di Palermo, passionale e sanguigna come ogni donna originaria della Sicilia. Una settimana in sua compagnia mi ha fatto amare Palermo, soprattutto di notte, in sella alla sua Mini, ascoltando Radio Montecarlo e le sue parole da Cicerone d’occasione. Era sposata da qualche mese col suo primo marito quando incontrò l’uomo della sua vita durante una cena. Lascerà il marito quella sera stessa dicendogli, dopo alcuni sguardi con il suo futuro uomo, che si era appena resa conto di aver fatto un errore a sposarlo. Dopo pochi giorni andò a convivere con quello che sarebbe diventato il suo secondo marito e l’amore più grande mai avuto. Oggi single, decide di avere un figlio a quattro zampe che chiamerà Pasquale e di fare un fioretto: non avere nessun uomo per almeno qualche anno. Assorbe troppe energie e lei deve recuperarle. Durante le numerose cene insieme mi racconta talmente tanti aneddoti che le appartengono, realmente accaduti, che mi sembra di ascoltare racconti di più vite insieme. Una voglia di vivere vera, di farlo divertendosi e godendosela. “Pappina (sopranome che mi diede dopo che stetti male di stomaco una sera dopo una cena a base di frutti di mare crudi), fatti di qualcosa, anche solo di pistacchio, ma vivi”. Eh per la prima volta mi sono sentita realmente in credito con la vita: devo e voglio riscuotere ancora tanto.

Laura, invece, vive a Cuneo da quanto è nata. Una città molto chiusa e grigia, troppo conservatrice. Decide di andare controcorrente: si sposa quasi quarantenne, decidendo di non avere figli perché troppo impegnativi. Lei aveva troppe cose da fare e ne ha tutt’ora. Non voleva aggiungere un ennesimo cambio di pannolini o una visita dal pediatra sulla sua agenda. Aperta, nonostante sia cuneese. Serena nel far capire che i figli, nel proprio matrimonio, non sono arrivati per scelta, non perché non può averne.

Annuccia non vede tanto bene. Dopo giorni in cui lavoravamo insieme, si avvicina e mi fissa in modo strano, che bei occhi che hai! Ma Annuccia, ci vediamo da giorni (la mia solita poca delicatezza)! Eh, ma io non vedo bene, solo quando mi avvicino tanto. A pochi anni dalla pensione, una soddisfazione immensa nel aver fatto studiare i figli, laureati entrambi e professionisti a Milano, emigrati. Lei che la Sicilia ha deciso di non abbandonarla mai. Le brillano quegli occhi che vedono poco, ancora oggi, quando parla col marito al telefono, preoccupandosi di cosa poter comprare per cena. La sua seconda vita da coppia è iniziata da quando anche il secondo figlio se n’è andato. Sono ancora innamorata di mio marito. L’amore è ancora in tutto e per tutto. Io sorrido, perché queste sono le cose che vorrei potessero vivere tutti.

Ed un domani proprio io.


Tuesday, September 15, 2009

I'll kill you!

Tanta roba

E c'erano veramente tutti, anzi, tutte. Piccoli e grandi cloni alla Anna Wintour che invece di cappuccini bollenti (si dice che la direttrice ne sia molto ghiotta) si sollazzavano sorridenti con l'ausilio di drink color pesca. Si dice non fossero analcolici.
E c'erano loro, le straordinarie consumatrici, vip e non. Sì, perchè in azienda le vip sono proprio loro, le nostre consumatrici che seguono il proprio stile non tradendoci, ma scegliendoci sempre.
Un dubbio: così tante donne si saranno adunate intorno ad un grande uomo, ospite della serata, (Sergio Muniz) od in occasione di un grande evento? E se l'evento fosse stato il grande uomo?
E' stata LaFrancy a rendermi pensierosa: "Fra, com'è la serata?" "Mah, LUI è tanta roba, mamma mia quanta roba!"

Monday, September 7, 2009

Real World

Qualcosa di veramente irrimediabile è un sentimento terrificante come nient’altro al mondo, che ti si forma dentro poco a poco, inesorabilmente, fino a divorarti il cuore.
Una persona che porta nell’animo il peso di una cosa a cui è impossibile porre rimedio è destinata, presto o tardi, a essere annientata.
Le mie idee sono forse troppo complicate? Bè, non posso farci niente, perché sono effettivamente una persona che pensa cose più difficili degli altri. Ecco perché a casa e a scuola non faccio altro che scherzare. A che servirebbe mettere a nudo il mio vero io, se poi nessuno riesce a capirmi? Sì, c’è Toshi, ma lei sarebbe in grado di comprendere soltanto una piccola parte di me. Non ho mai incontrato una persona, giovane o adulta, capace di capirmi veramente.
Esiste insomma un divario non indifferente tra me e gli altri, un divario che riguarda le capacità, l’esperienza e i sentimenti. Sono una persona estremamente sensibile e intelligente. Attenzione, quando dico intelligente non intendo “brava a scuola”, bensì “capace di pensare in astratto”. La maggior parte degli adulti crede che uno studente delle superiori non sia in grado di farlo, ma si sbaglia, e di grosso.
Io mi ritengo libera da ogni tipo di relazione umana, perciò tendo a concentrarmi univocamente su me stessa. Questo comporta un notevole dispendio di energie mentali.


da “Real World” di Natsuo Kirino

Una virtù vacillante

Scelsero un nuovo albergo, e dalla loro camera si godeva la vista della pergola di vite del giardino interno e delle luci della metropoli che si estendevano sotto di loro. Al pensiero di doverle abbandonare per qualche tempo, parvero a Setsuko particolarmente belle. Dall’albergo provenivano strani rumori. Faceva caldo anche con le finestre aperte. Setsuko aveva il vizio di rivolgere al giovane un piccolo sermone prima di andare a letto. Quella sera gli rimproverò a lungo la sua insensibilità per l’imminente separazione, sia per abituarsi a quell’evento ormai ineluttabile, sia per provocare qualche turbamento in lui. Ma, come sempre accadeva quando la situazione si faceva imbarazzante, il giovane le suggellò le labbra con un bacio, impedendole di continuare.
In quell’istante Setsuko prese coscienza dell’irrimediabile disonestà che si cela nell’erotismo. La disonestà di gettarsi reciprocamente sabbia negli occhi, per non vedere i problemi reali, in ogni decisiva questione. Setsuko tentò di resistere, ma invano. E ribellandosi a tutti gli scrupoli, alle pretese della rettitudine, si abbandonò all’opulenza di un mondo che stava per essere sepolto.
Infine, suo malgrado, fece per la prima volta un confronto tra ciò che fino ad allora aveva ritenuto di non dover paragonare. Tsuchiya le donava ciò che il marito non era stato in grado di darle.
Stavano nudi, con naturalezza. Nudi senza la minima enfasi, senza alcuna traccia di esibizionismo. Dalla finestra spalancata entrava una gradevole brezza notturna, che portava un lontano sferragliare di treni, il suono dei clacson e delle grida, a ondate. Tsuchiya fumava una sigaretta, in piedi accanto alla finestra, osservando il panorama. Setsuko gli stava vicino, avvolta dalla tenda.
[…]
- Non sei affatto in ansia, vero? Devo essere soltanto io a tremare, a provare angoscia?
- Faresti meglio ad abbandonare simili inquietudini, - sentenziò Tsuchiya.
Poi aggiunse: - Tuo marito non è preoccupato?
- Per nulla. Davvero.
Tsuchiya sorrise con aria sinceramente divertita, mostrando i denti candidi.
Setsuko insistette:
- Ma l’assenza di inquietudine in Kurakoshi è ben diversa dalla tua! Tu percepisci tutto, tu sai tutto, eppure non ti preoccupi di nulla!
- Mi sopravvaluti, - commentò Tsuchiya, avvolto dal fumo della sigaretta, perché la brezza era caduta e l’aria ristagnava nella stanza. “Non è che carne! – pensò Setsuko. – Un ammasso di carne senza scrupoli”. O forse era una persona che reputava necessario camuffarsi da uomo vanitoso della propria carnalità.
- Fra te e me … - iniziò a dire Setcuko, ma si trattenne. Tsuchiya non le chiese che cosa intendesse dire, e quella frase interrotta sedimentò nell’animo di lei.
Setsuko avrebbe voluto dirgli che solo il frapporsi di un ostacolo fra loro avrebbe potuto aiutarla. Provò l’impulso di confessarlo, e invece si espresse in modo totalmente opposto: - Io sono più libera di quanto tu possa immaginare.


da “Una virtù vacillante” di Mishima Yukio