Friday, June 29, 2012

Certe volte: BOH


Nei momenti di confusione, in cui ti senti smarrita, percepisci che qualcosa non va perché la malinconia e quella sottile ansia ti pervadono appena la tua mente è sgombra da pensieri più piccoli e concreti…. Piango. Ovunque. Non provare più imbarazzo per gli occhi lucidi in mezzo alla folla è sintomo di conoscenza ed accettazione di se stessi o di semplice e puro malessere andante?
Anima in pena, ogni tanto, i fantasmi del dolore tornano a bussare alla mia porta. E’ la paura. Le mie paure. Quelle che complicano tutto, rovinano, limitano. E io vorrei essere quell’animo libero e semplice. Quella donna serena e self-conscious che tutti qui intorno vedono, a volte non so dove la vedano.
Le mie piccole manie rimangono le stesse, il rifugio, ciò che non spaventa: le mie brioches al kamut senza zucchero al mattino, le albicocche mature nella borsa durante il giorno, un libro intenso da leggere nei momenti di attesa, il pranzo nel nuovo biobar in città scoprendo le tante facce del seitan.

Tuesday, June 26, 2012

La pace impossibile

Tra tutte le piccole e grandi iniziative, più o meno riuscite, che prendono vita durante questa umida e calda estate emiliana, una mostra fotografica un pò insolita la fa da padrona.
A Reggio Emilia, fino a metà luglio, "La pace impossibile", foto di guerra di Don Mc Cullin, uno dei più grandi fotografi "della realtà" del nostro secolo.
Palazzo Magnani accoglie una mostra fotografica di medie dimensioni fisiche ma di immense dimensioni psicologiche. 
Rarissime volte ho provato vero malessere nel guardare immagini di dolore, forse perchè non erano così reali come quelle di questa mostra. Nausea e rabbia credo siano le emozioni e sensazioni che sicuramente si provano nel vivere queste immagini.
"Sono un prodotto di Hitler. Sono nato negli anni Trenta e sono stato bombardato negli anni Quaranta”. Dice di sè.

Tuesday, June 5, 2012

Il momento è delicato

Ho trascorso il week end tra le pagine di un libro, o meglio, di una raccolta di racconti. E' stato un week end strano, in cui l'obiettivo di tutti era rimettere in fila i pensieri, dimenticarne alcuni.
Niccolò Ammaniti aiuta ad immergersi altrove, anche solo se per il tempo delle sue parole.

All’albergo Sant’Anselmo, al ventiduesimo chilometro della Casilina, arrivò alle 20.30 di un giorno di maggio una Ford Mondeo blu da cui scese una coppia sulla quarantina e un pipistrello (rhinolophus ferrumequinum) che svolazzò penosamente sul parcheggio e s’infilò in una finestrella del tetto.
La coppia era silenziosa, anche il pipistrello.
I coniugi Coccia erano lì per uno scambio di coppia. Il pipistrello, invece, perché appesi a un angolo oscuro della soffitta dell’albergo, piena di vecchi mobili anni Settanta, c’erano gli altri membri della sua colonia.
Carla ed Emilio Coccia avevano discusso per metà viaggio, ma quando avevano imboccato la Casilina nella macchina era sceso il silenzio.
Il pipistrello si era abbassato, affamato, su un prato su cui pascolavano delle mucche e un essere veloce, nero, un gatto, si era materializzato dal nulla. Per poco il volatile non ci aveva rimesso la vita. Il felino con un’unghiata gli aveva squarciato l’ala destra e solo il disperato desiderio di vita aveva permesso al vampiro di scappare.
I coniugi Coccia incontrarono i coniugi Carletti al bar dell’albergo. Bar, una parola grossa. Due sedie di plastica,
un tavolino, loro da una parte, gli altri dall’altra. In mezzo, una bottiglia di Asti Cinzano e i certificati medici di sana e robusta costituzione. Le stanze erano già state prese, una accanto all’altra.
Il pipistrello, quattro piani più in alto, si unì ai suoi compagni, fremendo ed emettendo ultrasuoni. Era stremato e mezzo dissanguato. Gli altri gli si fecero vicini e allargarono le ali grigie.
Carla Coccia guardava quell’uomo, il signor Franco Carletti, quell’uomo con i capelli tinti di biondo, una giacca di pelle con la scritta “Ducati” su un fianco. Guardava Guendalina, la moglie, una con il seno rifatto (con una rosa sulla tetta destra), la bocca rifatta e non il naso. Perché il naso no? Carla guardava suo marito che si era ringalluzzito tutto. Che sorrideva. Che offriva spumante. Che le diceva sottovoce: - Visto che non sono dei mostri. Lui non mi sembra niente male. Quante storie hai fatto. Hai visto? Non è un sacrificio. Ti piacerà. – Carla si guardava fare sì con la testa. Carla guardava quell’uomo, il Franco Carletti, proprietario di un internet cafè, con cui sarebbe andata a letto tra breve.
Un gruppo di ricercatori dell’università della Virginia ha studiato per anni una colonia di pipistrelli utilizzando telecamere a raggi infrarossi e ha scoperto che questi animali si aiutano e sostengono fra loro. Gli individui più forti si fanno succhiare il sangue dai più deboli e malati. Paul T. Richard, direttore dell’istituto di zoologia dell’università della Virginia, ha detto entusiasticamente: “I pipistrelli dimostrano, senza ombra di dubbio, che l’amore nel mondo animale esiste e assomiglia moltissimo al sacrificio”.
Carla Coccia vide suo marito avviarsi verso l’ascensore con Guendalina. Franco Carletti sorrise (aveva un dente d’oro) e la prese per mano: - Ci divertiamo bellezza, vedrai. Mi piacciono le casalinghe, perché sono porche. Mia moglie è una porcina esagerata. – Carla fece segno di sì con la testa e seguì gli altri.
Il pipistrello, nella soffitta, si attaccò al collo di un suo compagno, si fece largo nella pelliccia e affondò i canini nella pelle e cominciò a succhiare e a fremere.

da "Il momento è delicato", Niccolò Ammaniti, 2012