Saturday, August 30, 2008

Le ombre nella mente

Alda Merini, classe 1931, è l’unica poetessa in Italia che oggi vende 20 mila copie.

Oggi che nessuno legge. Oggi che nessuno legge POESIE. Oggi che nessuno presta particolare attenzione alla “cultura”.

Alda Merini è stata bocciata alla prova d’italiano, quando tentò di entrare al liceo classico Manzoni di Milano. Non è mai stata ammessa. Mi viene in mente Albert Eistein, rimandato in matematica.

Alda Merini ha vissuto (e continua a vivere) più anni in manicomio che fuori.

Vive a Milano, sui Navigli.

Non ha una scrivania, “scrive” dettando i versi ad un amico fidato sdraiata sul letto: “Il mio letto è sacro. Qui sono nate le migliori poesie.” Vive circondata da migliaia di oggetti raccolti nel corso della sua vita, ma senza un particolare significato ed importanza. Cianfrusaglie. Perché tiene tutta questa roba? “Ho fatto molti elettroshock, non ricordo”. C’è qualcosa che le piace? “No”.

Fuma. Tanto e spegne le sigarette sul pavimento di graniglia: “Ah, il piacere di buttare per terra”. La sua casa è un mozzicone di sigaretta per terra e sui mobili dietro l’altro. “Mi piace sporcare la casa. Vivere nel pattume. Come i maiali. Il maiale pulito non diventa grasso. Non mi lavo da vent’anni. stare lì a lavarmi? Perché mai? Io odoro di paradiso. Mio marito faceva tre docce al giorno. È morto di cancro. Il medico mi ha detto che è morto perché era troppo pulito. La bestia non puzza come l’uomo. Quando vieni fuori dal manicomio e sei ancora vivo non hai tempo per lavarti”.

I numeri telefonici sono scritti sul muro di fianco alla mensola su cui poggia il telefono. Solo numeri, nessun nome: “Sono tutti miei amici, alcuni sono morti, vai a sapere”.

Ho letto queste sue parole su un vecchio numero di Vanity Fair. Non ho mai letto nessuna poesia di Alda. Lo farò. Perché ora “la conosco” e perché voglio leggere parole “senza filtro”, parole frutto di una mente leggera quanto pesante vista la sofferenza psichica.

 

L’unica cosa che posso dire

è che non ho mai pianto

e da tempo ho smesso di chiedermi il perché

del mistero della vita.

 

Mi chiedo come mai la vita

si sveglia ogni mattina

quando io avrei giurato a tutti

che sarei morta ieri sera

 

La sua prima poesia che leggo….

Thursday, August 28, 2008

Le rette tangenti in un punto

Vivevo di pane e matematica, nemmeno con la marmellata.
All'età di 8 anni il mio migliore amico era una statuina di Archimede, piccola piccola, alta nemmeno 5 cm. La portavo sempre con me. A scuola la mettevo sul banco e durante le ore di matematica mi suggeriva le risposte (credevo).
Ho portato Archimede di plastica in tasca fino al primo anno di liceo scientifico, dove le risposte durante l'ora di matematica si facevano sempre più difficili, da trovare e da dare.
Poi l'ho perso.
Non so come.
Archimede vero, non quello Disney e non quello di plastica, aveva la fissa per le rette tangenti. Divenne il mio scienziato preferito perchè notavo, man mano che studiavo sempre più suoi teoremi, quanta dedizione avesse per calcolare le rette tangenti.
La mia fissa divennero le rette tangenti.
Imparai la formula a memoria per calcolare l'equazione della retta tangente in un punto, poi per calcolare l'equazione di un fascio di rette tangenti in un punto, ancora le coordinate del punto data l'equazione della retta tangente. L'analisi di funzioni era uno dei pochi momenti di vera passione durante l'ultimo anni di liceo ed il primo anno di università. All'epoca non c'era uomo o passatempo più "vivo" di un fascio infinito di rette tangenti e la sua equazione.
Ad oggi, mi trovo a mio agio soltanto con persone ed in circostante in cui tutto sia tangente, non secante.
Tangere è toccare delicatamente, quasi appoggiarsi su un punto. Secare è tagliare, spezzare.
Spesso mi viene il dubbio che sia sempre stata così brava in matematica e mi sia piaciuta così tanto... perchè dovevo imparare a calcolare le mie rette tangenti ed i punti in cui le volevo far passare.
Mi ricordo tutte le formule. Non dovrei avere problemi.

Wednesday, August 27, 2008

La letteratura è uno strumento perfetto per indagare l'anima

Quante di voi (anche quanti) hanno avuto tra le mani quest'estate (non ancora finita, diamoci dentro!!!) il libro qui a fianco? Quante e quanti di voi hanno visto questo libro in mano ad amici, conoscenti o semplici vicini di ombrellone? Quante e quanti di voi hanno sentito parlare di questo libro e\o l'hanno visto in libreria?
Tanti.
Io ho letto questo libro, proprio sotto l'ombrellone.
Perchè Allefer ha letto un libro di cui tutti parlano e che stanno leggendo tutti? Semplice, volevo capire perchè lo stessero leggendo tutti!
E tutti hanno fatto e stanno facendo bene a leggerlo.
"La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano è un libro piacevole e tremendo allo stesso momento. Piacevole perchè scorrevole e scritto bene. Tremendo perchè profondo ed emozionale. Se riscontrerete un minimo di somiglianza in ciò che fanno i protagonisti, sarà sempre più tremendo man mano che ci si avvicina all'ultima pagina.
L'autore ha la mia età. Paolo all'età di 26 anni sa già (e dice): "la letteratura è uno strumento perfetto per indagare l'anima". Sono d'accordo.
Leggete gente e, se ne avete voglia, scrivete.