Tuesday, April 27, 2010

Un risveglio...



Il più bel risveglio che io conosca è quello di Barbara Snellenburg nel film Piccolo Grande Amore. Dormiente sotto una barchetta rovesciata sulla spiaggia, nota un qualcosa nuotare verso la riva. Si rivelerà (solamente) quel BRAVISSIMO attore di Roul Bova. Un film che vidi decine di volte da adolescente perché incarnava tutti i miei cliché preferiti in tema d'amore: lei principessa, lui molto buono (senso lato e figurato), ricchezza, promessa dell'amore eterno, tanti baci, location romantiche. La canzone che accompagna la libidinosa nuotata di Roul è, da allora, una delle mie canzoni preferite: distende ogni mio nervo. Caribbean Blue di Enya.
Destino volle che il Roul Bova della mia realtà volesse ascoltare della musica un pomeriggio di primavera inoltrata. E che scegliesse un cd di Enya.
Non ricordo se nella fase del corteggiamento iniziale questa mia piccola perversione per questo citato film del lontano 1993 fosse emersa.
Ed anche se fosse, la sua intuizione nel farmi ascoltare questa canzone una miriade di volte grazie alla comoda funzione repeat ha suscitato in me la magica sensazione di quella spiaggia e di un Incontro, quello con la I maiuscola.
Se fossi davanti ad uno "strizzacervelli" mi sentirei consolare: "signorina, lei ha rielaborato il suo ideale di amore e dolcezza, proprio quello che la sua psiche aveva pianificato dall'età della prima emotività".
Io credo di essermi semplicemente innamorata di un Roul che a volte conosce i miei desideri e paure più di me stessa.

Un pallido rifugio



Ci sono giornate in cui ti alzi protagonista di una canzone, che canticchi nella tua testa fin da colazione, mentre scegli la ballerina o la decollete idonea alla donna che vuoi essere quel giorno, mentre cammini verso il lavoro e accidentalmente entri al bar per prendere il secondo caffè. Una canzone che vuoi ti illuda ti faccia iniziare bene la tua ennesima giornata all'odore di croassant appena sfornati mentre ti rigiri ancora nel letto di uno dei tanti hotel.



Poi, all'improvviso, alla prima complicazione sul lavoro la colonna sonora cambia. Il ritmo si fa incalzante, come il rumore dei propri tacchi da una stanza all'altra. E ti senti protagonista di una canzone che scoppia di vita e di sonorità, che canticchi mentre cominci a maledire, verso fine giornata, una semplice verità: ma-chi-me-l'ha-fatto-fare.



Ed una semplice risposta: io, chiamami se vuoi... coglionaaaaaa

Saturday, April 10, 2010

Come ama una donna

Su una tibia, Ishiyama aveva ancora la cicatrice di una ferita che si era fatto da piccolo, giocando in un prato. Una ferita color ruggine, piccola ma profonda, fino all'osso. Quella volta, le aveva raccontato, mettendo un piede in fallo era caduto sul filo spinato e una punta gli si era conficcata così a fondo che estraendola aveva sentito un male tremendo. Kasumi gli carezzò con dolcezza la cicatrice, piena di compassione per Ishiyama bambino, chissà che dolore aveva provato, gli disse. Aveva pianto, infischiandosene della figura che faceva? Oppure aveva stretto i denti senza farne parola nemmeno con gli amici? Amare un uomo significava anche provare a immaginarlo in ogni momento e in tante situazioni diverse. Se avesse conosciuto Ishiyama a quell'epoca, l'avrebbe protetto come il proprio bambino.
Lui, invece, sosteneva di provare interesse unicamente per la Kasumi che aveva davanti in quel momento, solo quello gli piaceva. Veramente non gli importava nulla di sapere com'era prima di incontrarlo? In che modo e perchè era cambiata? Questo per lei era strano, insopportabile. Chissà, forse Ishiyama nutriva il vago sospetto in cuor suo lei rifiutasse il proprio passato. Anche quello era amore? Quando non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa, Kasumi finiva col domandarglielo.
"Perchè non ti interessa sapere come ero prima?"
"Perchè mi piaci come sei ora", rispose Ishiyama per l'ennesima volta.
"Pensi che non sia cambiata? Che sia sempre uguale?"
"Non lo penso affatto. La prova è che, quando eri più giovane, non ti trovavo per niente affascinante".
"No, prima. Prima ancora di incontrarmi".
"Non è la stessa cosa?"
"E adesso perchè ti piaccio?"
"Perchè ora ti conosco meglio".

Sunday, April 4, 2010

Happy Living

Groucho Marx preferì leggere o vedere un film piuttosto che vivere… nella vita, pensò, non c'era una gran trama!

Scommetto che la maggior parte di noi, genere umano, più soliti a negarci la felicità che ad andare a cercarla, si soffermi qualche attimo dopo questa frase e pensi: si, in effetti…

E scommetto che la maggior parte di noi pensi di NON star vivendo, poi, una così gran "cosa". Diciamo, di star vivendo un qualcosa senza trama.


L'importanza di quello che si sceglie di vivere non ha dimensione. Lo scegliere nulla è catastrofico. Il rendersi conto di essere, anche io, anche tu, protagonisti, a volte troppo spesso attori, del nostro film porta ad uno stadio di consapevolezza che ci rende raggianti nel volerci sperimentare ogni giorno. Diventa quasi divertente lo svegliarsi ogni mattina e, dopo il ciak, sorridere curiosi della prossima sceneggiatura quotidiana. Posso perfino decidere di essere un personaggio "incazzoso", ma mi accorgo che è molto più difficile emanare negatività che positività, per sé e per gli altri.

Quindi, non ho voglia "di sbattermi": un sorriso è già un ottimo biglietto d'ingresso, ovunque si voglia entrare.


Se fossi un medico consiglierei la visione del nuovo ultimo film di Salvatores, Happy Family, in sostituzione a qualche seduta psicoterapeutica o a qualche goccia di antidepressivo. Il risultato, qui, sarà certo almeno, non si potrà non riflettere su quanto di nostro vogliamo ed abbiamo messo nella vita di ognuno di noi e di chi ci sta accanto.

Un film con trama che fa riflettere su quanta più trama ci sia dentro la nostra vita.