Tuesday, February 16, 2010

In una atmosfera tesa

Mia nonna aveva una teoria molto interessante. Diceva che, benchè nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli, abbiamo bisogno di ossigeno e dell'aiuto di una candela. Solo che in questo caso l'ossigeno deve provenire, per esempio, dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore e accendere in tal modo uno dei fiammiferi. Per un momento ci sentiremo abbagliati da una intensa emozione. Si produrrà dentro di noi un piacevole calore che con il passare del tempo si andrà affievolendo, lentamente, finchè non sopraggiungerà una nuova esplosione a ravvivarlo. Ogni individuo deve scoprire quali sono i detonatori che lo fanno vivere, poichè è la combustione che si produce quando uno di essi si accende a nutrire di energia l'anima. In altre parole, questa combustione è il nostro nutrimento. Se non scopriamo in tempo quali sono i nostri detonatori, la scatola di cerini s'inumidisce e non potremo mai più accendere un solo fiammifero. Se questo accade, l'anima fugge dal nostro corpo, va errando nelle tenebre più profonde e cerca invano di trovare nutrimento da sola. Non sa che glielo potrebbe dare soltanto il corpo che ha lasciato inerme e pieno di freddo.
[...]
Per questo bisogna star lontani dalle persone che possiedono un fiato gelido. La loro presenza potrebbe, da sola, spegnere il fuoco più intenso, con il risultato che ormai sappiamo. Maggior distanza prendiamo da queste persone, più facile sarà proteggerci dal loro soffio.

da Dolce come il Cioccolato di Laura Esquivel

Thursday, February 11, 2010

Tvoi bein veh

Il "predicozzo" non ti appartiene, non ti è mai appartenuto. Nemmeno con me, quando ce ne sarebbe stato bisogno. Stare male nel dirmi così poche ma dure parole: non ti avevo mai sentito così.

Sentito perché ancora una volte sei costretto (o forse sarebbe successo ugualmente se fossi stata vicina) a dirmele al telefono, dopo un esordio di idiozie, di battute sull'ennesimo mio bidone dello scorso week end e del tuo dover ricorrere al metadone nel caso sabato sera, poche ore prima di cena, ti arrivi un mio messaggio con scritto "scusami, ma non ne ce la faccio a venire…".

Un tuo elogio alla mia intelligenza senza pari, che mi lusinga, ma nello stesso tempo arma a doppio taglio che permette di nascondermi così bene perfino ai miei occhi.

Ed il predicozzo stasera me l'hai fatto, per almeno 40 minuti, infreddolita sotto le miriade di coperte accatastate in questo freddo hotel in un meridione sperduto.

Perché solo tu piangi quando io sto male, ancora prima che inizi a farlo io. Perché non ti credevo così maturo ora, così sotto la superficie delle cose e della vita.

Perché non sapevo che tu sapessi guardarmi così dentro, ancora prima che inizi a farlo io alle prime avvisaglie di pericolo.

Straordinaria la vita, sul come ci abbia fatto rimanere lontani quando avremmo dovuto essere molto vicini. Sul come ci faccia essere così vicini ora che siamo lontani.

Dolce come il cioccolato

Cara Anna,
il tuo mms di stamane che ritrae lo skipper abbronzato mentre sventra un pesce appena pescato, sfondo di pieno oceano Atlantico… mentre ti immagino rilassata in barca nel bel mezzo dei Caraibi.
Il tuo "buon lavoro", ironico ma dovuto, sapendomi nel pieno di una giornata lavorativa lontana da casa e nemmeno nelle migliori zone d'Italia.
Mi sta facendo compagnia in questi giorni il ricordo delle nostre risate e dei nostri discorsi della scorsa settimana, poco prima che entrambe partissimo per obiettivi e destinazioni ben diverse. Il nostro senso della vita, ignoto, ma diverso da quello che ci hanno fatto credere che sia. Il nostro ironizzare sulle "pezze e uomini di plastica" per sminuire l'ambiente di finzione di cui facciamo parte dal lunedì al venerdì.
Siamo delle idiote?!? No, credo che tu abbia ragione nel sostenere idioti coloro che non hanno capito quanto sia importante vivere col cuore, anche facendo cose inutili. Si vive apprezzando e facendo cose inutili.
Tutto ciò che ci circonda serve per tenerci "calmi e buoni", un effetto placebo per poveri mentecatti quali ci stiamo trasformando bombardati da finti valori e finte convinzioni.
Ho letto il tuo libro durante il volo di lunedì mattina. Dolce come il cioccolato. Ancora una volta hai saputo insegnarmi ad apprezzare qualcosa di puro.
Mi scrivi che il bello della vita rimanga viaggiare per conoscere. E soprattutto per conoscersi: hai voluto partire da sola… qualcosa da conoscere ancora di te stessa ci deve essere.
Ad ogni mio movimento in solitudine mi sforzo di aprire qualcosa di me verso l'esterno. E' l'unico modo per poterlo vedere, agli occhi degli altri e finalmente ai miei.