Thursday, May 31, 2012

Trema

La cultura materialista e consumista in cui siamo cresciuti e in cui ci hanno educato ci spinge a provare disperazione solamente quando il dolore e la difficoltà riguarda noi stessi. Non da tutti se riguarda il vicino.
Nell'era del capitalismo e dell'egoismo stiamo imparando che il benessere e la proprietà non sono dovuti. Anzi, sono parti piccole e deboli di cui dovremmo prenderci più cura.
Non ho mai fatto vacanze in campeggio.
Ieri sera ho dormito in tenda per la prima volta. Una tenda speciale, preparata con amore, in cui il mio materasso era stato imbottito e sistemato con più cura, perchè io riuscissi a dormire bene per andare al lavoro il giorno dopo. Una tenda in cui abbiamo parlato del "piano B" in caso di un altro terremoto ancora più forte, sul trasferirici altrove, sul rimanere comunque uniti. 
E sei riuscito a trasformare una tragedia che ci ha colpiti così vicini in una nostra esperienza comune.

Saturday, May 12, 2012

Own goal

Sono stata bersagliata per giorni a Londra da uno slogan pubblicitario di un noto brand di abbigliamento sportivo che però potrebbe applicarsi perfettamente alle nostre vite: Which own goal?
Nei momenti peggiori del mio essere parte integrante del meccanismo capitalistico, a volte rimango delusa dal sorprendermi a sperare che arrivi sera, che arrivi il week end. Come se non vivessi "durante il giorno" perchè lavoro, ma solamente nel "tempo libero". Come se non potessi  godermi il tempo trascorso con persone che sono di destino "colleghi" e non amici, ma che potrebbero comunque rivelarsi piacevoli.
Ma siamo sicuri di voler vivere solamente durante il tempo libero? Perchè purtroppo quest'ultimo è una percentuale nettamente inferiore del tempo che trascorriamo al lavoro. Vivremmo troppo poco. Sopravviveremmo troppo.
Ho letto l'estenuante libro di Natsuo Kirino, Grotesque, e la vita di un malvivente cinese emigrato in Giappone narrata nel libro mi fa riflettere sull'importanza delle scelte e delle occasioni fortuite lungo il corso della vita di ciascuno. Nato nelle campagne sperdute della Cina, per non morire di fame decide di emigrare nelle grandi città e successivamente all'estero raccontando il viaggio della speranza che numerosi emigrati cinesi hanno fatto stipati in container di ferro su navi mercantili con un cacciavite in mano. Per fare dei buchi appena l'aria si sarebbe fatta irrespirabile, dopo qualche ora dalla chiusura del container e dalla partenza della nave dal porto. Zhezhong sostiene che in Cina dove si nasce determini il futuro delle persone. Credo che questo avvenga non solo in Cina e che un cacciavite in mano serva sempre, anche quando il container è solo mentale, nell'Occidente ed ora. 
Non ho ancora ben chiari quali siano i miei obiettivi ed aspirazioni personali, ho sempre corso, a volte anche solo sapendo da dove venivo e non volevo stare ma non sapendo verso dove.
Ripenso spesso a dove e come sono cresciuta, soprattutto negli ultimi anni, e mi succede in momenti dove dovrei pensare a tutt'altro. Mi capita spesso di emozionarmi e commuovermi mentre parlo in pubblico, davanti ad una platea famelica di cento persone, che scrive, riflette, memorizza ciò che dico. Penso a chi sia io, infondo, per poter dire ad altri cose che dovrebbero fare e come farle. E mi commuovo perchè in quel momento, mentre continuo a parlare e i miei occhi diventano lucidi, penso alla bambina che ero, quella che scavava in giardino in campagna per cercare dei lombrichi per andare a pescare con suo nonno, quella che voleva fare l'archeologa perchè scavando trovava "cose rare", quella che accarezzava le mucche e ficcava loro la mano in bocca per farsela massaggiare dalla loro linguaccia ruvida e gigante. Pensare che queste persone credono a quello che dice una giovane donna che viene dalla campagna e che ama le vacche mi commuove sempre.

Sunday, May 6, 2012

The power of goodbye

Madonna canta:
There’s nothing left to try
There’s no place left to hideThere’s no greater powerThan the power of goodbyeThere’s nothing left to loseThere’s no more heart to bruiseThere’s no greater powerThan the power of goodbyeLearn to say goodbyeI yearn to say goodbye


C'è qualcosa di più forte che dire addio a 400 sterline per un paio di scarpe....: sorridere alla cassa di Harrod's mentre ti chiedono se vuoi pagare in Pounds o in Euro!!!

Ahmmmmm......



Friday, May 4, 2012

Why don't we?

Come sono visti gli italiani all'estero? Quali sono i primi argomenti che vengono affrontati (e scelti) da uno straniero ed un italiano in vena di chiacchiere?
Mentre qualche anno fa, quando ancora vivevo gli anni dell'adolescenza, l'italiano medio non era quello descritto da Maccio Capatonda nelle sue gag ma generalmente un uomo di gran lavoro manuale, del Meridione, emigrato al Nord per lavoro e famiglia,  fino agli inizi degli anni '90 all'estero l'italiano medio era visto come un macho latino dall'eccessiva produzione di ormone.
No, ora nemmeno quello.
Durante quegli aperitivi tra colleghi, proprio in quei momenti dove persone di nazionalità diverse si incontrano e sviscerano le proprie appartenenze, l'italiano medio del 2012 viene deriso dal sentore comune.
La produzione d'ormone non é mai stata eccessiva negli italiani, mi dice ridendo un collega psicologo spagnolo, poiché sono sempre stati più impegnati a parlare di sesso che a farne ed a farne bene. Detto da lui che ha trovato la voglia ed il tempo per pubblicarci una tesi di laurea sulla vita sessuale degli europei... cambiare posto al tavolo, magari sarebbe stata una buona idea... avrebbe potuto diagnosticarmi qualche problema di anogarsmia delle italiane.
La stylist inglese dice di aver letto su Evening Standard che gli italiani sono il popolo europeo più depresso dalla crisi economica. Un gregge di pecore depresse MA con l'iphone, si perchè in Italia TUTTI hanno il telefono "da soldi" sostiene. Sorrido guardando il mio iphone proprio sul tavolo, bianco, con la sua custodia rosa shocking che lampeggia.... sono un'italiana depressa? Ho anche un Blackberry, quindi la sindrome è più grave?
E' sconcertante però che un'inglese sappia, chieda, rifletta della mania al consumismo di noi italiani, un consumo che troppo spesso va oltre ciò che è il guadagno, la possibilità. Ed è ancora più curioso che un quotidiano di Londra pubblichi un articolo sul trend schizofrenico degli acquisti a rate degli italiani: telefoni, viaggi... gli status symbol
Siamo una nazione che vive di oggetti e del loro valore? Cosa ne pensiamo del nostro valore? Grandi menti sono italiane nel mondo, molte scoperte sono nostre, mode e tendenze. Però abitano e si esprimono altrove... Che non si sappia valorizzare più quel che conta?
Devo trovare più argomenti con cui sfottere amicizie lontane, che all'estero non si lavino il culo per mancanza del bidet non è più così attuale...