Monday, August 24, 2009

La natura più viva

Un pò come il vino che invecchiando migliora di gusto e qualità, col passare degli anni cambio radicalmente idea sulle cose, gusti sul cibo, opinione sulle tipologie di caratteri a me più affini. Sarà il conoscermi pian piano sempre più. Sarà il divenire pian piano una Yes-woman. Dire SI alla vita aiuta.
Forse era scritto che avrei trascorso gli ultimi giorni di vacanza in montagna, proprio io che amo il mare. Proprio io che da bambina, durante le vacanze estive ed invernali, mi annoiavo a morte nelle fresche serate di celere coprifuoco e mi straziavo dalla fatica durante le escursioni chilometriche con mio padre, montanaro per passione e uomo dotato "di gambe". All'epoca non avrei di certo pensato che la montagna mi potesse piacere, MOLTO, da grande.
Pochi giorni da rendere magnifici grazie alla purezza di ciò che si può vivere e vedere in un posto magico come questo: Valle Aurina.
Le cascate di Riva, questa imponente massa di acqua freddissima che prende pian piano più forza scendendo d'altura, rimane lo scenario più impattante che io abbia mai visto. Il sentiero che porta alle cascate, sentiero San Francesco, immerso nei boschi, prepara mentalmente ad una visione mozzafiato.
Camminare camminare, mangiare mangiare: paradisiaca la Linzer Torte. Soprattutto con un buon caffelatte di buon mattino, inebriata dall'aria fresca di montagna. E qualcuno sgattaiolato fuori prima del tuo risveglio per fartela trovare a colazione.

Saturday, August 15, 2009

Lord Byron ed una poesia vivente


Celeberrime, e ancor più costose da quando i giornali stranieri le hanno rilanciate come tappa imprescindibile del nuovo Gran Tour insieme a Roma Firenze, Pisa Venezia, le Cinque Terre nascondono ancora qualche posticino giusto (Dove Dossier Liguria, aprile 2009).

In effetti non avrei mai immaginato di incontrare, al mio arrivo a Portovenere, un pullman pieno di turisti giapponesi con guida al seguito. E proprio il 9 agosto 2009, data in cui, esattamente un anno fa, io arrivavo, stravolta da non poche ore di volo, a Tokyo, il 9 agosto 2008. Le coincidenze sono la mia fonte principale di sorrisi compiaciuti.

Una soffiata da parte di una collega spezzina, una telefonata supplichevole per avere una camera ed il gioco è fatto: quest’anno si vive l’esperienza del bed&breakfast alla meglio gioventù in pieno centro storico. Via Castellini è stato il centro del mio colorato e caldo mondo durante questi pochi giorni di mare: stupendo carruggio dai colori vivi, passaggio obbligato di turisti e paesani. Qui dormivo, La Locanda; qui facevo la prima colazione con focaccia ligure integrale acquistata al forno di fronte; qui cenavo, Antica Osteria Il Carruggio; qui passeggiavo alla ricerca di quiete prima e dopo l’essermi abbrustolita al sole; qui guardavo ipnotizzata per alcuni istanti, ogni volta che passavo davanti alla porta di ingresso della bottega, la lavorazione artigianale degli zoccoli in legno con zeppa tipici di Portovenere, Bottega Nudo.

Davanti agli occhi, perfino dal terrazzino della camera in cui alloggiavo, il braccio di mare che divide la terraferma dalla Palmaria. Quest’isolotto quasi selvaggio, che si raggiunge in pochi minuti di barca dal molo Doria, è un paradiso per gli amanti della tintarella: sole cocente che non si percepisce quasi mai grazie al vento fresco che attraversa il canale tra l’isola e la terraferma. Prendere il sole e non accorgersene. Prendere il sole e non sudare. Prendere il sole ed ustionarsi perfino le labbra, dopo aver pensato di mettersi sul lettino in una posizione comoda che permettesse di dormire un po’.

C’è una grotta dedicata al poeta Byron sugli scogli a ridosso del castello e della chiesa di San Pietro: dicono che il poeta fosse un provetto nuotatore e che fosse riuscito nel suo intento, nuotare dagli scogli di Portovenere fino a Lerici. Dicono, anche, che proprio Portovenere, la sua atmosfera ed i suoi tramonti, gli abbiano ispirato numerose poesie. Non fatico a crederci, io stessa sono stata ispirata a poche ma intense riflessioni. Vivere quei pochi giorni è stato, per me, come vivere una poesia vivente. La mia.


Saturday, August 8, 2009

Il futuro

Il futuro vi attende a braccia aperte ma prima dovrete convincervi a uscire dal vostro rassicurante guscio. Siete rimaste nella stessa posizione fin troppo a lungo, semplicemente perché la conoscete come il palmo della vostra mano e sapete come farla funzionare, ma alla fine di luglio vi rendete conto che il tempo sta per scadere. Non avrete alternative: dovrete andare avanti e, prima lo farete, meglio sarà per voi. È arrivato il momento di abbandonare la vostra amata tranquillità e di uscire allo scoperto. L’unica strada è quella che avete davanti, e sarà inevitabile percorrerla. Non abbiate paura. In ogni caso, non vi andrà poi tanto male.
Eh meno male che luglio-agosto è il nostro mese, di noi LEONI. Forse, proprio per questo, “non vi andrà poi tanto male” era per rassicurare un popolo di donne egocentriche, testarde e dal carattere determinato e forte (così dicono…) che non si accontenta di “bisogna uscire allo scoperto”. Ma dove vado? Beh, “l’unica strada è quella che ho davanti”, ma tanto “non mi andrà poi così male”.
Quindi, percorrerò l’A15 Parma-La Spezia per raggiungere Le Cinque Terre. Sarà inevitabile, ho già prenotato ed ho bisogno di qualche giorno di mare e di relax con l’ingrediente giusto, “il baccalà” (trattasi di una tua carissima amica con poteri di penetrazione molto forti: penetra non solo i tuoi pensieri ma anche le minime sfumature dei tuoi cambi di umore. Lei ti ascolta, mentre le racconti di te, per riprendere il filo delle vostre vite che non riescono ad essere seguite di pari passo causa lontananza chilometrica ed impegni di lavoro, e sul più bello, quando ti sei liberata di ogni scoria radioattiva del tuo presente ed immediato passato, ti dice “ma sei sicura? Sei diversa, secondo me c’è qualcosa che non va. IO TI CONOSCO.”)
Poche sere fa ho recuperato dal cappello magico di un’arena estiva un film perso nei mesi scorsi, THE WRESTLER. Un Micky Rourke mai visto prima, sia per la trasformazione (degenerazione) fisica sia per la bravura ed intensità dimostrata. Un film che mi ha tenuto con un groppo in gola fino alla fine, per la solitudine e tristezza trasmessa dai personaggi. Un universo di persone sole che gravitano una accanto all’altra senza mai incontrarsi, senza mai fondersi, senza mai conoscersi. La storia di un wrestler professionista che nella vita non ha mai saputo far altro che il suo mestiere, incitato dalla fama e dalla gloria che gli trasmettono i suoi fans, capirà di essere SOLO soltanto quando sarà costretto a fermarsi, a non essere più soltanto un lottatore, ma anche un uomo ed un padre. Che non esistono, che non ha mai fatto in modo esistessero.
Mi sono chiesta, all’uscita dal cinema, se tutte le volte in cui “Baccalà” e simili (le persona a te più vicine e care) dicano “io ti conosco” sia il segno di aver fatto un buon lavoro per sè, di aver tessuto fili stretti e resistenti fra pianeti distinti le cui orbite si intrecciano spesso, non sempre scontrandosi per fortuna. Nonostante non si finisca mai di conoscere nemmeno se stessi e spesso chi vede da fuori vede meglio e più cose di chi si vede da dentro, IO TI CONOSCO mi fa sempre un certo effetto, mi fa bene all’anima, pur limitata che sia la frase e la realtà stessa.
Sono donna, amica, amante, figlia ancor prima di insolente RETAIL COORDINATOR, lottatrice sì ma tra la folla di clienti sull’orlo di una crisi di nervi?
Se la risposta sarà “si”, STO CRESCENDO BENE. Speriamo che qualcuno, però, ripassi.

Tuesday, August 4, 2009

Dove

Martedì 21 luglio ero a Milano per l’apertura autunno\inverno 2009 del nostro (si, mi immedesimo nel corporate aziendale perfettamente) punto vendita in Corso Vittorio Emanuele. Nel frattempo ricevevo aggiornamenti sulla Vogue Fashion's Night Out del 10 settembre: Milano, Parigi, New York, Tokyo si trasformeranno all’unisono in città da notti bianche. Negozi aperti con gifts speciali, creati per l’occasione, limited editions per festeggiare i 50 anni di Vogue nel mondo. Fashion addicted di tutto il mondo unitevi: ciò che ogni griffe avrà creato per quella serata sarà venduto solo quella notte e mai più.

Martedì 28 luglio ero a Catania per la stessa apertura nel punto vendita di Siracusa – Ortigia. In Sicilia, al tavolo di una cena informale, i discorsi sono altri, per fortuna. Intossicata da pessimi discorsi gonfiati e pessimo cibo in 3 giorni a Milano, volare alle pendici dell’Etna è quasi una liberazione.

È fisiologico, ormai, per me, acquistare 1 chilo in pochi giorni qui: involtini di pesce spada per cena, granita alla mandorla macchiata al caffè dopo pranzo, gelato pistacchio e noce per spuntino a metà pomeriggio, cannolo siciliano per spuntino a metà mattina. Come se fosse un nuovo regime alimentare. Col risultato di zip difficili da chiudere e giorni di purificazione obbligatori al rientro.

A tavola si parla di tutto in Sicilia tranne che di fuffa. Juanito, siciliano d.o.c. (non so però quanto sia controllata la sua origine in quanto dice di essere nato in Olanda da madre olandese e padre siciliano), ha rievocato, per noi commensali del nord, tutti e tre gli atti de Il Padrino, descrivendo per ogni scena clou il luogo in cui furono girate in Sicilia.

Narra che ne Il Padrino – atto I, un giovane Al Pacino si aggiri all’interno di un bar, luogo di incontro con altri scagnozzi per parlare d’affari. La scenografia: nulla di più reale. Era il bar Vitelli, ancora oggi in piena attività a Savoca. Chiunque passi nelle vicinanze di Savoca si ferma per consumare un caffè nel medesimo luogo dove fu girata quella scena, che gli anziani proprietari han voluto mantenere esattamente come nel film (locale alquanto rustico e spartano, ma, dicono, di un certo impatto). Purtroppo, questa volta, non dovevo (potevo) passare nelle vicinanze di Savoca.

Lunedì 1 agosto, casa mia. Dove vado in vacanza? Quest’anno STO. Nessun ulteriore stress da partenza. Quest’anno faccio la trendy anche nel privato, seguo la tendenza dell’estate 2009: staycation.

I libri che non ho ancora letto, qualche dvd, qualche film perso durante l’inverno e la primavera visto sotto le stelle in qualche arena estiva in città, niente sveglia, niente programmi se non quello che desidero fare al risveglio. Qualche fuga con chi si ama al mare o in montagna. Il dolcefarniente. Anzi, come scrive una mia cara collega in un sms vacanziero “Alle, ho ridotto la mia vita alle funzioni vitali: mangio, dormo, trombo”. Liberare pian piano la testa da tutto ciò che ci facciamo appartenere per lavoro, per dovere, per circostanze diverse. Ma che forse realmente non ci appartiene. Spogliarsi da ogni abito e maschera che non sia il nostro sorriso ed i nostri occhi gonfi, ma non per poco dormire o per troppe ore davanti allo schermo del pc, ma per troppe ore di sonno. Crearsi un po’ di vuoto mentale per riempirlo di ossigeno.

Quindi, ai più che già da fine maggio non fanno altro che chiedermi “e le ferie? Dove vai di bello?” Risposta: “DI BELLO STO A CASA MIA, vado via tutto il resto dell’anno”.

Monday, August 3, 2009

Battle for the sun

Rimasi stupita, mesi fa, davanti ad un’intervista al cantante dei Placebo, in cui affermava l’importanza, per un boy band, di essere sempre più stylish ed avere un taglio di capelli più trendy dei propri fans. Il primo mio più intimo commento fu “che sfigato”, ma poco tempo dopo mi dovetti ricredere.

“Fan per caso” è l’etichetta che decidi di appiopparti quando accompagni qualcuno ad un concerto nel quale verranno suonate e cantate quasi 30 canzoni di cui non ne conosci nemmeno un decimo. Quando decidi “si, non son male questi qui” e vai, sperando di non annoiarti troppo e non venire punta da troppe zanzare.

Il 18 luglio, ad inizio concerto, poco prima delle 21.30, a Villafranca di Verona ero una fan per caso dei Placebo. Alla fine del concerto ero una fan dei Placebo.

Il castello Scaligero che ha fatto da “contenitore” e da scenografia mi avrà condizionato? Forse, ma dover ammettere di aver provato un’irrefrenabile voglia di correre in mezzo “al pogo” già dopo la seconda canzone, che non conoscevo, di aver ballato come una matta qualsiasi cosa suonassero del nuovo album nonostante non ne conoscessi ancora mezza e di aver cantato a squarciagola quelle poche canzoni storiche che conoscevo, mi fanno una fan a tutti gli effetti. Di un gruppo di gay. Che veste più trendy di me.

Le cose belle sono lente

Durante i giorni più caldi ed afosi di questa strana estate, a metà luglio, ero a Firenze. Non per piacere, anche se per certi versi la piccola tappa si è rivelata tale. La schiacciata ripiena di verdure grigliate, l’atmosfera del primo mattino tra le strade del centro, il parcheggio che si trova quasi subito, “ecchettu vvuoi ancora?!?” urlato fra lo scherzo ed il nervosismo dai finestrini delle auto davanti che subiscono i continui clacson delle macchine in coda.

Firenze Certosa sembra un dipinto di Giotto dell’epoca gotica. Ovunque guardiate vi sentirete il personaggio di primo piano sulla destra, vestito da una semplice tunica color panna, de “La rinuncia dei beni” della Cappella Bardi di Santa Croce a Firenze. Piccoli, nervosi ed agitati causa il traffico perenne, ma stupiti di ogni cosa guardiate intorno a voi.

Accomodata sul lettone di una stanza del Relais Certosa, giovedì sera, una semplice ed inaspettata sorpresa.

Mi soffermo quasi subito durante un frenetico zapping. “Pane e tulipani”. Avevo iniziato a vedere questo film in dvd mesi prima, non riuscendo mai a trovare il tempo (e la voglia) di andare oltre la scena in cui l’anziano signore veneziano che ospita Rosalba, la signora di Pescara “fuggita” dalla routine della sua quotidianità, le dice: “la vita è un diritto invalicabile, mai nessuno potrà obbligarci nelle scelte”. Ed io adoro le coincidenze, soprattutto quelle spietate nella loro chiarezza. Trovare il film esattamente nel punto in cui ero rimasta in sospeso, poco prima di sentire una delle frasi più belle di tutto il film.

Ferdinando, il cameriere di Venezia, si innamorerà di Rosalba. Rosalba conoscerà a Venezia la sua prima e vera amica. E tutto questo ed altro ancora insegnerà a Rosalba che “le cose belle sono lente”. Tarde a venire.