“Bruges. La coscienza dell’assassino” è uno di quei film un po’ d’autore, ma un autore non tanto lucido e serio, come piacciono a me. È la storia di chi come mestiere è un killer. Ambientato in una città belga di epoca fiamminga, Bruges appunto, ha anche un nano fra i personaggi-protagonisti. Questo lo rende ancora più geniale.
Come sempre vengo colpita da frasi, scene, parole che mi innescano altre personali considerazioni, su uno stesso argomento, oppure su tutt’altro.
Harry, capo banda dei killer di professione, si altera al telefono sbattendo quest’ultimo fino a romperlo al termine della conversazione telefonica. Era un po’ nervoso. La moglie accorre dicendogli “Harry, è soltanto un oggetto inanimato”. Lui le risponde “tu sei un oggetto inanimato”. Il primo pensiero che mi ha raggiunto è stato “come avrei ridotto un uomo se mi avesse risposto in quel modo”, ma subito dopo, non so come e perché, ho pensato agli oggetti ed al loro potenziale sulle persone animate.
Quanto siamo legati agli oggetti che possediamo, che abbiamo desiderato tanto e successivamente avuto? Ci sono oggetti che ci passano di mano per “bisogno”, per esempio un cavatappi, che viene utilizzato, riposto e degnato nemmeno di uno sguardo o di un apprezzamento per averci fatto raggiungere il nostro scopo. E ci sono oggetti che non hanno nessuna utilità, il mio nuovo personaggio di plastica del momento usato come sopramobile, il Rabbid, a cui diamo particolare attenzione emotiva.
E ci sono oggetti per cui siamo disposti a rinunciare a tanti altri oggetti pur di averli. E sono quasi sempre gli oggetti più inutili quelli per cui siamo disposti a tirare la cinghia sul cibo, bisogni primari, divertimento sociale, etc…
La fase successiva del mio pensiero è stata: quanta vita hanno gli oggetti? A quante persone appartengono nel corso della loro vita? Immagino che storie divertenti e pazzesche potrebbero raccontare gli oggetti in ogni casa se potessero parlare ed esprimere quello che vedono.
Ecco, il Natale influisce sul “passaggio di mano” degli oggetti. A Natale si verifica quel fenomeno, che tutti fanno finta di non conoscere ma tutti applicano pur continuando a non conoscerlo, che è il “riciclo dei regali del cazzo”. Di solito chi non ci conosce bene, chi non ha voglia di sforzarsi, chi non ha intenzione di spendere, chi è proprio “stronzo” ci rifila una cosa completamente inutile o fuori da ciò che potrebbe lontanamente appartenere ad una persona come noi. In questo caso, l’etichetta della guerra personale fra “stronzi” impone che a sua volta questa persona riceva la cosa più brutta che un’altra persona a sua volta ci ha regalato.
Il potere degli oggetti!!!
Come sempre vengo colpita da frasi, scene, parole che mi innescano altre personali considerazioni, su uno stesso argomento, oppure su tutt’altro.
Harry, capo banda dei killer di professione, si altera al telefono sbattendo quest’ultimo fino a romperlo al termine della conversazione telefonica. Era un po’ nervoso. La moglie accorre dicendogli “Harry, è soltanto un oggetto inanimato”. Lui le risponde “tu sei un oggetto inanimato”. Il primo pensiero che mi ha raggiunto è stato “come avrei ridotto un uomo se mi avesse risposto in quel modo”, ma subito dopo, non so come e perché, ho pensato agli oggetti ed al loro potenziale sulle persone animate.
Quanto siamo legati agli oggetti che possediamo, che abbiamo desiderato tanto e successivamente avuto? Ci sono oggetti che ci passano di mano per “bisogno”, per esempio un cavatappi, che viene utilizzato, riposto e degnato nemmeno di uno sguardo o di un apprezzamento per averci fatto raggiungere il nostro scopo. E ci sono oggetti che non hanno nessuna utilità, il mio nuovo personaggio di plastica del momento usato come sopramobile, il Rabbid, a cui diamo particolare attenzione emotiva.
E ci sono oggetti per cui siamo disposti a rinunciare a tanti altri oggetti pur di averli. E sono quasi sempre gli oggetti più inutili quelli per cui siamo disposti a tirare la cinghia sul cibo, bisogni primari, divertimento sociale, etc…
La fase successiva del mio pensiero è stata: quanta vita hanno gli oggetti? A quante persone appartengono nel corso della loro vita? Immagino che storie divertenti e pazzesche potrebbero raccontare gli oggetti in ogni casa se potessero parlare ed esprimere quello che vedono.
Ecco, il Natale influisce sul “passaggio di mano” degli oggetti. A Natale si verifica quel fenomeno, che tutti fanno finta di non conoscere ma tutti applicano pur continuando a non conoscerlo, che è il “riciclo dei regali del cazzo”. Di solito chi non ci conosce bene, chi non ha voglia di sforzarsi, chi non ha intenzione di spendere, chi è proprio “stronzo” ci rifila una cosa completamente inutile o fuori da ciò che potrebbe lontanamente appartenere ad una persona come noi. In questo caso, l’etichetta della guerra personale fra “stronzi” impone che a sua volta questa persona riceva la cosa più brutta che un’altra persona a sua volta ci ha regalato.
Il potere degli oggetti!!!
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