Wednesday, November 19, 2008

L'invasione dei giovani tronisti

Da qualche giorno mi alzo al mattino con un pensiero fisso e poco piacevole: che cosa far fare ed insegnare a Katia del Grande Fratello.

“Ho dato il là” mesi fa (forse non sono stata molto cortese ed educata) alla creazione di soprannomi ai colleghi più strani e “meno dotati” (cerebralmente e umanamente). Il nostro terzo piano è popolato da principi persiani “Babà”, orchi bassottelli con bulbi oculari protesi un po’ troppo in avanti e da pochi giorni da una giovane aspirante velina dai capelli “alla Katia GF”.

Katia GF è alquanto sveglia. Ha voglia di fare. Però ha anche tanta voglia di farsi fare.

Da chi ancora non lo so, vorrei indagare, ma al momento non ho né voglia né energie (leggere come “tempo da perdere”).

La sua scrivania è ora di fianco alla mia. Lei mi osserva, del resto sta imparando “il mio ruolo”. Mi sembra, quindi, giusto parlarle di me, almeno delle cose più basilari che un buon essere pensante dovrebbe conoscere di me e di ciò che di buono, poco, ho da poter offrire.

Le ho fatto cenno della mia passione spudorata per Sex & the City: “oh, in quel telefilm fanno cose strane”. Le ho mostrato i cuccioli cercamici zoo3 appena usciti in edicola, ancora più morbidi e pelosi: “ma tu hai passioni strane!”. Le ho offerto un’arancia: “oh, no, io mangio solo mele”. Le ho parlato di viaggi fatti e da voler fare: “quest’estate sono stata a Marina di Ravenna però in Duna c’era meno gente del solito”.

Poi mi ha chiesto dove fosse Benevento. E non ha riso alla mia battuta su “L’Aquila città” scritta con la CQ.

Mi arrendo: non si riesce ad insegnare niente a queste generazioni di tronisti. Nemmeno a stare umilmente su un trono (cioè, scomoda sedia da ufficio, per di più senza rotelle).

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