Wednesday, November 19, 2008

La disgrazia imminente

C’è un motivo “tecnologico ed elettronico” per cui il Blackberry non dorme mai. Ci illudiamo di spegnerlo poco prima di addormentarci, durante i momenti in cui non possiamo (dovremmo) essere disturbati. Invece, lui è con noi, non dorme. Cerca, invano, di essere amico fedele, di non abbandonarci, ma quando meno te lo aspetti “sviene”.
E sviene nel bel mezzo di una comunicazione, mentre parli con tono stanco e qualsiasi, dall’auricolare, tornando dal lavoro, guidando a discreta velocità in autostrada. E proprio quando pensi che sia caduta la linea e di non aver la forza (voglia) di richiamare, godendoti gli ultimi chilometri che ti separano da casa in completo silenzio, il tuo piccolo mondo di affetti comincia a muoversi, quasi “ribollendo”.
L’amico Blackberry è un duro. Non sviene come noi comuni mortali: ci afflosciamo a terra, come pere mature cadute da un albero, completamente senza cenni di vita per qualche secondo. Lui continua a muoversi: riceve ed invia messaggi, e-mail, ma non ha rete per fare e ricevere chiamate.
A linea apparentemente caduta, mi provano a richiamare. Rete non disponibile. L’essere umano è di indole pessimista ed un po’ “porta-sfiga”: “era in autostrada, stanca, non riesco più a prendere la linea, la comunicazione si è interrotta improvvisamente”, UGUALE, “ha fatto un incidente”.
Partono le catene di telefonate, ricerche ed interrogativi sulle mie precise ed eventuali posizioni satellitari.
Nel frattempo io continuo a godermi il silenzio nei miei ultimi chilometri di viaggio.
Arrivo a casa, pioviggina. Metto la macchina in garage, salgo lentamente le scale, apro la porta di casa, saluto i miei cani che mi aspettano con ansia perché affamati, mi tolgo abiti ormai troppo “impegnativi” da tenere ancora addosso, faccio una lunga minzione e mi dirigo in cucina.
Stasera un qualcosina di leggero, penso. Dispongo sul tavolo le vittime della mia subitanea carneficina, quando sento in lontananza un rimbombare di passi veloci e pesanti ed una voce tuonare: “Siamo tutti in pensiero!”.
“Meno male, pensare è una buona cosa, figuriamoci esserci dentro (IN) ed in compagnia (SIAMO)” dico io.

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