Tuesday, November 25, 2008

Feel better


Durante una delle mie sedute di auto-analisi, detta “alieno-psicoterapia anti-arterio”, mi sono chiesta: quali sono le cose che facciamo, le persone che scegliamo, che ci fanno stare meglio, davvero bene? In base a cosa scegliamo questi elisir di buonumore?
In questa nuova era in cui siamo visti come tante piccole api di uno sciame, fluido (Z. Bauman), che svolazzano verso stesse mete indotte dai media ma non veramente volute e conosciute, che cosa ci rende api felici, capaci di prendere il volo in direzioni diverse da quelle del proprio sciame, anche se per pochi attimi, per raggiungere una nostra consapevole meta?
Qualsiasi sia la natura di ciò che ci regala serenità e buonumore, questo dovrà essere TOTALIZZANTE. Sì, dovrà azzerare qualsiasi altra forma di pensiero, ragionamento, sensazione e sentimento negativo, paranoico ed ossessivo ansioso. Noi e la cosa che stiamo facendo. Noi e la persona con cui la stiamo vivendo. Noi e la persona che vogliamo vivere.
Noi. Noi stessi, senza l’indecisione che ci assale su quale maschera indossare prima di entrare in scena. Noi stessi, senza l’ansia da prestazione mentre siamo in pieno atto e ci sforziamo di ricordare “la parte” e di sembrare più sciolti possibile nella sua interpretazione: più si è sciolti più sembriamo bravi, proprio in quel ruolo. Noi stessi, senza la paranoica ossessione di ripensare alle sbavature commesse durante la recita giornaliera, dopo.
Mi ha sempre turbato e fatto riflettere questo senso di “omologazione” che innesca “il teatrino” di ognuno di noi, ogni giorno. Ognuno di noi è convinto di “non poter essere accettato da chiunque per quello che si è realmente” e di doversi modellare a seconda delle persone con cui vogliamo\dobbiamo avere un rapporto ed a seconda di ciò che si vuole da questo rapporto. Perché siamo così ossessionati dal dover piacere a chiunque? Siamo tutti, nel nostro piccolo, degli attori provetti, alcuni con un innato senso dell’humour, i cosiddetti “giullari di corte”?
Man mano che i mesi passano (l’anno per me è un tempo troppo lungo, subisco trasformazioni\evoluzioni anche nell’arco di una sola giornata, figuriamoci in un mese!), matura dentro di me la conoscenza dei miei punti deboli e delle migliori armi per difenderli. Questo è invecchiare, Signori e Signore, e passare sempre più tempo con se stessi. Ci tocca conoscere noi stessi sempre più a poco a poco.
La prima cosa che conobbi di me stessa fu: libera sempre. I troppi anni di tolleranza finta e forzata hanno prodotto in me una sostanza stupefacente per me ma tossica per i miei “amanti”: pensiero-azione-pensiero-azione. Fin da adolescente capii che per stare bene dovevo mettere in pratica i miei lampi creativi ed affettivi: i miei gesti che sembrano “eclatanti” non sono altro che i miei momenti di azione preceduti da una irrefrenabile voglia-pensiero di alcune cose, situazioni, persone. I gesti eclatanti mi fanno “stare bene”. Farli (se geniali nella loro spontaneità ed amore, qualsiasi sia il tipo d’amore, anche riceverli).
Il latte macchiato, un gelato alla nocciola artigianale fatto come si deve, un buon toast, cucinare per qualcuno (per me soltanto, spesso, sono pur sempre qualcuno!), Velvet o un buon libro davanti al camino d’inverno, flashata dalla lucine che si “accendono e si spengono” dell’albero di Natale gigantesco (che faccio con cura in anticipo, metà Novembre, e disfo in largo ritardo, metà Febbraio) sono le piccole cose che mi fanno sorridere “del niente”.
La compagnia delle persone che ho avuto la fortuna di conoscere e di “trattenere” perché volevo facessero parte dei miei momenti è un’altra “pillola” per il mio buonumore. I miei cari sono quasi tutti persone TOTALIZZANTI: in loro compagnia non sento la necessità di avere attorno altre persone e di essere in altre circostanze, situazioni.
Da dottoressa, prescrivo, contro l’incupirsi delle proprie idee, voglie ed iniziative, una buona dose di cose\persone TOTALIZZANTI, da prendere fin dal mattino, al risveglio. Non c’è cosa migliore dello svegliarsi e poter GIA’ essere se stessi.

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