Sunday, February 8, 2009

Come il vino (di buona annata, però..)

“Stavamo tutti invecchiando. Era una cosa evidente come la pioggia che cadeva.”

La mia nuova lettura, o meglio, il libro che da un mese riposa sul mio comodino è pieno di considerazioni, frasi e pensieri molto intelligenti ed interessanti. La fine del mondo e il paese delle meraviglie di Murakami Haruki. Peccato il mio poco tempo, anzi, la mia palpebra pesante ogni sera sotto le coperte.

Ho cominciato a riflettere sul tempo che trascorre inarrestabile dopo aver attraversato il primo quarto di secolo.

E pian piano affino anche il modo di riflettere sul trascorrere del tempo.

Mi soprendo nell’essere soddisfatta del mio buon invecchiamento. Mi sento un vino rosso siciliano fermo. Di ottima annata. Ancora non troppo invecchiato.

I segreti di un buon vino sono molteplici, ma tutti della stessa importanza.

La tipologia della vigna: seme forte, dai chicchi succosi e di aroma intensa. Si nasce o si diventa caratterialmente forti? Forse dipende dal seme…

I miei due semi sono molto forti, genitori dalla tempra d’acciaio.

Il terreno giusto: ogni tipo di vigna necessita di un terreno diverso, argilloso, sabbioso… Scegliere l’ambiente migliore in cui inserire il proprio “esserino vivente e pieno di aspettative” è frutto di una maturazione, spesso lenta e non sempre solo piacevole.

Il clima: inverni troppo freddi, troppo piovosi, tempeste primaverili\estive con vento e grandine rovinano la buona riuscita di un’ “ottima annata”. Ma le ottime annate sono rare, altrimenti sarebbe scontato e comune il buon vino.

Ed un “clima pessimo” rovina buona parte delle proprie personali annate, ma migliora le rare ottime annate, quelle che arrivano inaspettate, forti ed intense, capaci di soprenderci proprio nei momenti più disillusi ed increduli.

Sorprendermi di me stessa ultimamente accade di frequente. Mi sorprende l’essere conscia del bene che mi abbiano fatto i momenti e le persone più difficile e negative.

Sorridere ripensando agli uomini “sbagliati” non è da tutti: sceglierseli “con il buco” non è un caso, ma una necessità. Quella di trovare il peggio di noi in loro, per poterlo correggere SOLO in noi stesse però. La storiella della donna-crocerossina è roba vecchia ormai.

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