Il sottotitolo del film (forse non troppo celebre come dovrebbe essere) di Sofia Coppola, Lost in Translation è “l’amore tradotto”. Come tutte le traduzioni italiane dal titolo originale inglese o in altra lingua, queste due parole vicine e legate al film, “l’amore tradotto”, stonano perfino.
E’ in assoluto il mio film preferito, quei film che riguardi 40 volte nel corso di un anno (eh si…), che sai quasi a memoria, ma che ti scordi sempre, perché tutte le volte che lo riguardi provi la stessa emozione, coinvolgimento e stupore della prima.
Stupore per la genialità del regista nel girare un film che parla di tutti noi e delle nostre anime, in una città “difficile”, Tokyo, con una semplicità e fluidità quasi da “cartone animato giapponese”.
Sono alla 32esima visione del film. La posologia prevedere: prendere il pc portatile, andare sotto le coperte dopo aver sistemato i cuscini sul letto, prendere un “qualcosa” per asciugarsi all’occorrenza il viso (piango sempre). Assumere quando si è: depressi, stanchi mentalmente, delusi dalla vita, leggermente “incazzati”.
Efficacia pari al 90% prima di vedere dal vivo i luoghi del film.
Rivederlo dopo aver vissuto Tokyo e la sua gente, 100%.
La critica cita: “interamente girato a Tokyo, il film di Sofia Coppola è un caloroso omaggio alla natura delle amicizie vere e alla città di Tokyo. Lost in translation contempla i legami inaspettati che stringiamo, i quali potrebbero interrompersi oppure durare per sempre.”
Non voglio scrivere pensieri sulla trama molto sottile o sulla bellezza del film. Sono positivi.
Voglio liberare quella grossa emozione che mi ha regalato Tokyo nel mese di agosto. Chiunque torni dal Giappone non riesce a non parlarne bene, lo so. Ma io non riesco a non pensare a quanto sia intriso di semplicità e valore tutto ciò che abbia visto a Tokyo, Nara, Kyoto, Gotemba, Mishima… Fare la vita “da cittadino” di Tokyo e non da turista ti fa riflettere su quanto sia “sicuro”, perfetto, efficiente, sereno il loro stile di vita. File chilometriche ovunque, centinaia di persona ad ogni semaforo, metropolitane e treni pieni ad ogni ora, locali sempre al completo: eppure tutto si muove, velocemente, nessun tipo di ingorgo, un posto a sedere che prima o poi arriva, serenità perfino nel correre per strada perché si è in ritardo. Nessuno sclera. Ogni gesto fatto da un giapponese ha una pacatezza ed una cortesia che rasserena i nervi. Ogni parola detta da un giapponese non verrà capita, se non in inglese (inglese non troppo asiatico però, altrimenti è come se fosse un’altra lingua), ma si farà capire per aiutarti.
Sentirmi sicura per strada, in centro città, è una sensazione che in Italia non ho più. Camminare sola di notte per Tokyo, Kyoto, non girandomi in continuazione per vedere se qualcuno mi seguiva…è stato come tornare piccola e provare la stessa sensazione di quando camminavo mano nella mano con mia madre.
La cura dei particolari, dei luoghi è ciò che per primo colpisce, ma solo visivamente. La cura psicofisica che i giapponesi mettono in ogni gesto è ciò che colpisce umanamente.
Rivedere Lost in Translation dopo essere stata a Tokyo è stato come riprendere quel volo interminabile e tornare. Gli stessi luoghi visti poche settimane fa, gli stessi rumori… quella sirena non angosciante dell’ambulanza che sentivo ogni mattina dal letto dell’hotel quando aprivo il primo occhio, quel “din” che hanno tutti i palazzi a più di 30 piani che ti avverte che sei arrivato al piano desiderato, gli ascensori a tutto specchio con panoramica da vertigine al lato esterno, quegli inchini tutte le volte che esci da un locale o da un negozio avendo comprato qualcosa.
Non credo sia solo un’impressione positiva di una nazione imparata a conoscere. Credo di essermi innamorata di una cultura opposta alla mia e di tutto ciò che la circonda.
Devo pensare a quando poter tornare….
1 comment:
Uno scrittore giapponese disse: "Tokyo non finisce mai."
Direi che descrive alla perfezione l'essenza della città.
Tutto scorre, tutto si rinnova, tutto esprime qualcosa...è un città viva con una sua personalità, un suo infinito fascino.
Il film beh...il mio preferito assieme a Blade Runner.
Un altro di quei film che o lo ami o lo odi, io lo amo.
Vederlo dopo essere stato a Tokyo, ti fa sentire un pò dentro al film ed è una sensazione che ti rassserena.
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