Così, se le succedesse qualcosa, non so, finire a terra per strada, o farsi scippare la borsetta, io ci sarò. Potrò arrivare di corsa e farmi largo tra la gente, dire:
“Ok! Va bene, adesso potete andare! Ci penso io: è mia nonna”.
Non c’è l’ha scritto in faccia che è soltanto adottiva.
Potrò comprarle il giornale, le caramelle alla menta. Sedermi accanto a lei al parco, andare a trovarla ai Pioppi, la domenica. E rimanere a mangiare con lei a mezzogiorno, se voglio.
Certo, avrei potuto farlo anche prima, ma mi sarei sentito in visita. Adesso lo farò per piacere, e anche per dovere. Ecco la novità: gli obblighi familiari. È una cosa che mi piacerà molto, lo sento.
Marie Sabine Roger, “Una testa selvatica”. Una storia piccola e grande che fa accendere la passione per la vita.
Gli obblighi familiari sono un qualcosa che spesso mi piace. Quando si tratta di festeggiamenti puri, come un compleanno, un evento che cambia la vita a qualche pezzo del nostro albero genealogico: un matrimonio, una laurea, un traguardo.
Più di un compleanno. Un traguardo quello della mia Margueritte, che non è stata adottata, ma assunta di fatto come nonna paterna. 80 anni ed ancora preoccupata di gratificarmi ciclicamente con la mia torta preferita ai fiocchi d’avena e cioccolato fondente. Una testa selvatica quella di nonna Maria che ha vissuto e lavorato sempre in aperta campagna. Quell’aperta campagna in cui la mia famiglia vive tuttora ed in cui sono cresciuta misurando la mia natura con la Natura stessa.
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