
Maria Grazia è quella signora dal viso paffuto, dagli occhietti piccoli neri, vispi e curiosi, incastrati in una cascata di capelli neri mossi, lunghissimi, che mi apparve la prima volta dietro i vetri accuratamente addobbati di tende color cipria della porta d’ingresso dell’hotel Estro.
L’hotel Estro è “come casa mia”: “questo è il più bel complimento che un cliente mi possa fare sa?!?” mi disse una mattina dopo avermi chiesto come avevo dormito.
Nel mezzo del Monte Conero, ai piedi di Ancona, finalmente un luogo dove riesco a dormire ed a mangiare senza sforzo. Tutto avviene naturalmente all’interno: la colazione con, finalmente, il croissant integrale al miele con un latte macchiato che ha il sapore del latte, macchiato da un buon caffè, una cucina leggera dalle verdure e pesce fresco, un lettone matrimoniale enorme, duro come piace alla mia schiena e collo, il silenzio in cui poter riposare.
E lei, che quando torno da una giornata di lavoro mi chiede “è stanca? Le offro una spremuta fresca così si rilassa?”, che mi fa un po’ da mamma attenta, sempre dandomi del lei, forse con una live compassione nel vedermi per giorni e giorni sempre sola ma col sorriso sulle labbra perché serena nel poter tornare in un luogo reso da lei stessa molto rasserenante.
Ed io, che sul lavoro mi trasformo in un essere evoluto sciente e molto formale, riesco a tornare me stessa ogni qualvolta arrivo in hotel, attraverso il giardino, e vedo gli uccellini di plastica dai vari colori posizionati in mezzo ai vasi di fiori. Sicuramente messi da Maria Grazia, che ama, mi disse, gli animali. Probabilmente anche quelli di plastica.
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