Monday, July 21, 2008

Ich habe den Mann gertappet – L’uomo nel sacco

Wer hätte das gesagt! Wer sonst? (wenn nicht er)

Warum sollte ich das tun?

Rette sich, wer kann!

Luoghi comuni che si alimentano uno con l’altro. Ruoli sociali pre-definiti dentro e fuori le non così solide mura di casa. I soliti sfoghi con esemplari dello stesso sesso, perché “capiscono il nostro punto di vista” avendo il nostro stesso organo genitale: abbiamo bisogno di avere ragione, se non anche ragione-con-un-po’-di-compassione (“che bastardo”, “che cafone”, “ti ha ferita dentro”).

La donna parla troppo (non mi inserisco nella categoria perché io parlo troppo poco) perché esprime ogni sua sensazione attraverso le parole: fa l’amore e poi vuole parlare (mentre l’uomo ha già comunicato facendolo), sta provando una sensazione-emozione meravigliosa e la vuole spiegare a parole (a volte bruciandosela), sta male e vuole rendere partecipi del proprio dolore chiunque respiri nel raggio di qualche chilometro. Tante donne insieme danno vita a fiumi di parole. I fiumi di parole costituiscono un’arma letale contro la razza opposta: il maschio.

Ecco perché difficilmente qualsiasi uomo vorrebbe trascorrere qualche ora solo con un gruppo di donne, a meno che non sia gay, a meno che non si stia pregustando la caccia ad una del gruppo (in questo caso la resistenza alla chiacchiera aumenta per fini di “scopo”, il lucro sessuale).

La mia deformazione “pseudo-professionale” mi porta ad ascoltare i discorsi degli altri mentre sono al ristorante, al bar, in qualsiasi luogo in cui sia immersa in gruppetti di altrui.

Ecco perché i miei più cari amici e affetti si lamentano in continuazione mentre sono al ristorante, al bar con me: presto loro solo un orecchio, perché l’altro è alla ricerca di parole e frangenti interessanti. Mi alimento dei punti di vista degli altri (ormai chi mi conosce sa che per coinvolgermi al 100% mi deve parlare dentro mura domestiche in cui non posso avere distrazioni).

Sono mesi che mangio fuori casa perché vivo, ormai, fra hotel ed aeroporti. Devo ammettere, però, che anche prima del mio essere così globetrotter adoravo mangiare in compagnia (e da sola) fuori casa. E dire che mi piace molto cucinare, e sono anche molto brava (a detta non solo mia).

I pasti fuori casa mi hanno permesso di approfondire la mia ricerca ed i “miei ascoltini”: quanto si lamentano le donne con le amiche della loro difficoltà a gestire un “maschio”? Cerco sempre tavoli di sole donne: i gruppi di 2 o 3 o 4 sono quelli più prolifici, perché meno dispersivi e più confidenziali. I gruppi di amiche da una vita sono i migliori: si raccontano i dettagli al millesimo di secondo.

L’introduzione semi-confusa e quasi incomprensibile (lo so, tedesco) è uno stralcio di una conversazione ascoltata in un Cafè in piazza Trocadero a Parigi fra un gruppo di amiche tedesche, in viaggio per piacere, “le turiste bionde” che riempiono le nostre città non solo d’estate. Erano in 3 e parlavano di uomini. In particolare del loro essere negati nel percepire perfino i segnali “di fuoco” (quelli più visibili e meno subliminali) che noi donne mandiamo: “fammi una sorpresa ogni tanto”- “mi piacerebbe che mi facessi fare qualcosa stasera, “non darmi per scontata”- “tu credi di conoscermi”, “dimmi che sono bellissima”-“ti piace il vestito, i capelli, le scarpe etc…”, “fammi un regalo”-“ooohhh, guarda com’è bello questo in vetrina!”, “facciamo un viaggio”-“sono stressata e nervosa, avrei bisogno di staccare”.

Venerdì sera, tornata in Italia, seduta ad un tavolo con amici al ristorante greco a Parma, un tris femminile variegato in tipologia ed in età mi ha deliziato sul solito argomento, gli uomini, ma su una loro interessante sfaccettatura: la loro necessità di vegetare il più possibile: “mi ha lasciato la tavola apparecchiata da pranzo, ma io quando torno stasera gliela lascio ancora lì, voglio vedere se domani mattina a colazione si degna di sparecchiare”; “Bruno….dovevamo partire per il mare, non si è fatto più vivo. Beh, sai cosa ti dico? Ci vado da sola!!!”.

Due ore di lamentele, nervi a fior di pelle nel descrivere scene vissute che sarebbe stato meglio non vivere e nel descrivere, perfino, scene che avrebbero voluto vivere ma che, causa uomini maldestri, non sono riuscite a realizzare.

Ma dopo due ore, checchè se ne dica, “andiamo, non voglio lasciare solo Bruno per tutta la sera. Mi starà aspettando”.

Certamente, davanti alla televisione con la bava del sonno colante dalla testa reclinata.

3 comments:

Anonymous said...

Io disapprovo per principio la commiserazione di gruppo a prescindere che siano donne o uomini. Se è una cosa seria ne parlo con una persona fidata, se è una preoccupazione idiota non ammorbo i miei conoscenti...

@llefer said...

beh, a me "ammorbi" anche solo per un bruciore di stomaco... vedi tu... :-P

Anonymous said...

Perchè tu sei persona fidata.