Sunday, December 30, 2012

Moshi moshi

Dovevo solo attendere la primavera, e sui miei occhi si sarebbe impresso il riflesso di qualcosa di nuovo. La campagna francese e i suoi paesaggi splendidi, cibi deliziosi e le decisioni sul volto di Michiyo. E magari anche mille nuove espressioni di Yamazaki... Avremmo provato risentimento l'uno per l'altra, avremmo litigato, ci saremmo trattati con freddezza, certo, sarebbe stato possibile anche quello. Ma non avevo più paura. Forse non ci saremmo più incontrati.... Ci avrei pensato in futuro, al ritorno dalla Francia. Fino ad allora non avremmo potuto sapere come sarebbe andata a finire, e sarei stata io, a partire da quel momento, a costruire la mia vita giorno dopo giorno.
Non dipendeva semplicemente dal fatto che fossi stata a letto con un uomo che m piaceva, e che avevo scelto io stessa. Nè che mi sentissi più leggera dopo il rituale per mio padre.
Se qualcuno mi avesse domandato che cosa avevo fatto in tutto quel tempo, non avrei saputo cosa rispondere. Mi sembrava solo di aver sognato. Qualcosa mi aveva trascinato, forse la semplice idea di non poter stare senza far niente. Affannosamente, priva di una meta, ma ero riuscita a fare qualcosa. Mi ero accorta che la vita continuava, e nel frattempo mi ero fermata in un posto dove riprendere fiato senza caricarmi di pesi ulteriori. Ero felice che quel posto fosse proprio Shimokitazawa.
Adesso ero in una strada, di notte, apparentemente triste e al freddo, ma ero lì, e in realtà non ero affatto triste.
[....]
Anche il quartiere in cui sono nata era uguale, ma l'avevo capito solo a Shimokitazawa, un luogo attraversato dal vento, sempre al centro dei pensieri dei suoi abitanti, un luogo amato.
Ai piedi portavo delle belle scarpe da donna adulta, ma quando iniziai a camminare mi sentii leggera come se calzassi le scarpe da ginnastica che avevo comprato da bambina insieme a mio padre.
Oltre le strisce pedonali c'era mia madre. Alzai gli occhi verso la finestra illuminata della stanza in cui si trovava. Si vedeva la luce intermittente di quel suo grosso televisore. Non avevo più un padre, ma avevo ancora una madre. Oggi l'avrei incontrata di sicuro. Ci restava ancora tanto tempo da trascorrere insieme.
Sto per rientrare mamma. Mamma, tu sei viva. Adesso entrerò e ti saluterò.
Nello stesso istante presi qualcosa tra le braccia, qualcosa che potrei definire soltanto "una felicità enorme", fatta di stelle luccicanti che cadono nel cuore.
Non era cambiato niente, la nebbia non si era ancora diradata, eppure il mio cuore era pieno di qualcosa che somigliava proprio a una risposta.

Da "Moshi Moshi" di Banana Yoshimoto

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