Saturday, October 15, 2011

Calma....


Non che una convalescenza segua un buon momento, dolore e malessere, ma si sta rivelando più prolifica di quel che avrei mai immaginato.
La mia incapacità di rilassare corpo e mente, come se fossi un filo ad alta tensione 24 ore dal lunedì al venerdì con sprazzi di spensieratezza APPARENTE durante il sabato e la domenica. Non sa da fa. La sconfitta più grande è rendersi conto di non aver imparato a farsi del bene, forse la prima cosa da imparare e da insegnare.
Il mio “non ho tempo”, espresso sotto varie forme di menzogne e limiti personali più che reali. Quanto tempo ci si fa rubare ogni giorno? Il bene più prezioso è il tempo che dedichi alle piccole cose. Guardare un picchio al mattino al risveglio aggrappato ad un tronco d’albero, mentre fai colazione con tuo padre. Non c’è più il tuo caffèlatte, quello che bevevi ogni mattina da 10 anni, c’è the col miele. Ma c’è tuo padre.
Le visite di amici e parenti mi stanno facendo conoscere persone con cui, forse non per scelta ma per fretta e superficialità, non parlavo in modo sereno e scontato da tempo. Ho rivalutato il ruolo della zia: non madre, ma molto intima, quasi un’amica. Esserlo è un dono da non sottovalutare.
Cucinare mi piace tanto, anche se riesco a farlo con un motore a scoppio: 10 minuti di impasto e creatività, 10 minuti di riposo. Un “garino” con un anziano mi vedrebbe perdente. Con le giornate a mia disposizione, finalmente le passioni si manifestano: ore di letture su un divano sempre più scomodo, cucinare qualcosa di diverso che vada al di là delle mie piadine biologiche al kamut col crudo di Parma, i film d’autore. Le chiacchiere. Ed io sono sempre stata di poche parole.  

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