Quello che ero poco più di 10 anni fa è un mistero. Non perché non sappia come fossi. Ma non so come possa essere diventata un piccolo essere vivente molto ribelle, un po’ macabro e troppo mascolino.
Mi ricordano spesso i miei ex compagni di classe che i professori, durante gli anni del liceo, mi chiedevano il permesso di interrogarmi, perché se non era aria… pazienza, ci avrebbero riprovato.
“Alessandra, stai calma… posso farti qualche domanda?” In latino era sempre “no”.
I mezzi per comunicare con l’esterno erano il dito medio, esprimeva un po’ della mia rabbia, spaccare le cose, identificava il mio passaggio, mangiare pizza a spicchi di Olindo seduta su una panchina nel parco. Fin da allora non ho mai bevuto Coca Cola e bevande frizzanti.
Mi truccavo molto gli occhi, scuri, la matita nera era la prima cosa che prendevo in mano ogni mattina. Ora è il BlackBerry. Non che abbia fatto molti passi avanti…
Usavo vagonate di burrocacao. Non perchè usassi molto le labbra per baciare, anzi, all’epoca ero molto sulle mie e schizzinosa.
Vestivo quasi sempre di scuro. I Dottor Martins neri. Ne avrò consumati 3 paia in 3 anni… del resto si camminava “strisciandoli”, le suole non potevano fare a meno di limarsi.
Dopo i 16 anni cominciai a frequentare qualsiasi forma di concerto metal. Nacque il vizio di ascoltare la musica troppo alta, sia nell’ipod sia in macchina. Da perversa ascoltando Marylin Manson (ed andando ai suoi concerti immersa fra gente che non riesco nemmeno a descrivere… avrò rimosso) mi trasformo in intenditrice: Metallica, AC DC, Iron Maiden, Korn, Nine Inch Nails…
Detestavo la musica italiana. Troppo dolce per una “dura”.
Mangiavo solo pizza, quattro salti in padella Findus e patate.
Cominciai a sentire un immenso piacere ed interesse nel viaggiare. All’inizio non capivo se era il benessere dello “scappare”. Invece no, era il piacere di vedere e conoscere altrove. Scrivevo già, in modo un po’ troppo personale e confuso. In italiano avevo la media del 6 perché il professore non capiva i miei temi. “Sei troppo astratta”. Lui era un po’ troppo concreto… che senso aveva scrivere riassunti sulla società italiana al tempo del fascismo quando quegli anni erano i più difficili ed emotivi nella vita di una giovane recluta del mondo? Quindi… scrivevo nei temi quello che avevo voglia di dire, andando “fuori tema”.
Mi sentivo sempre fuori tema.
Nacque il “sentirmi a casa” in un locale che divenne il nostro “covo”, il Vampyria. Mi ricordo una vigilia di Natale festeggiata a bere “anime nere” ed a mangiare “vampyzza” ascoltando musica gothic metal. Ho uno splendido ricordo di quella vigilia, perché feci per la prima volta esattamente quello che avrei voluto fare.
Ero ancora alle prime armi, dovevo capire cosa fare e soprattutto se quel qualcosa era un mio volere o un’aspettativa degli altri.
Giusto, gli altri. Per me GLI ALTRI non esistevano. O meglio, cercavo di non vederli. Gli altri erano dolore, forzature, rabbia.
L’immagine di quegli anni sono io seduta in riva ad un fosso, dove il mio primo cane stava facendo il bagno.
L’immagine di quegli anni sono io rannicchiata a letto nel convincermi che scappare di casa non sarebbe stata la soluzione più ottimale.
E’ tutto questo che mi rende quasi sempre così nervosa ancora oggi? Oggi che non mi trucco gli occhi di nero ma cucino torte ogni week end? Oggi che non ho rabbia verso gli altri ma amore verso i più? Oggi che ripenso a quegli anni con serenità, forse perché il peggio è passato.