Quest'anno, questa volta, la sera del mio compleanno non è venuto nessun fantasma. A dirmi una parola di saluto, finto incoraggiamento, nostalgia.
Quest'anno la sera del mio ventinovesimo compleanno ero sola con l'uomo che ho rincorso da una vita, da sempre. E potrei anche azzardare un suo rincorrermi a velocità doppia, da poco meno di sempre.
Ci vuole una buona dose di testardaggine, di sfiga, di orgoglio per convincersi a percorrere quella strada "giusta" che poi dovevano essere due, diverse, ben distinte. Ci vuole una buona dose di voglia e di energia per andare ovunque nel mondo tranne nei posti che ti avrebbero ricordato che quella strada "giusta" era una TUA idea.
Ci vuole una buona dose di amore e di coraggio per fare in modo che la sera stessa del mio ventinovesino compleanno io mi trovassi nel posto che casualmente, durante una cena tra colleghi, avevo decantanto come il luogo in cui avrei voluto cenare con l'uomo che non avrei mai dimenticato. Nessuna informazione filtrata.
E quei due scalini in marmo bianco, a Polignano a Mare, a pochi metri da quel luogo. Lui che mi ferma prendendomi per un braccio mentre camminavamo a passo veloce tra i vicoli, mi fa sedere e mi dice che gli farebbe piacere se quella sera mangiassimo qualsosa insieme, lì vicino. Lì vicino dove, chiedo, come se mi importasse qualcosa. In un posto che ti piacerà, fidati.
E quel posto era dentro la Grotta Palazzese, quel sogno romantico di cui sentivo parlare da troppo tempo.
Vivere momenti che mi sembravano la vita di qualcun'altra, proprio io che non avevo mai fantasticato sulla bellezza di alcuni momenti e la felicità del viverli. Essere dentro uno scenario mozzafiato, anzi, avere qualcuno che avesse voluto buttartici dentro al giusto scenario.
Guardarsi intorno e respirare un'aria diversa, di qualcosa che arriva, come un treno, che forse si ferma...oddio...speri di non finirci sotto se non si ferma...chissà dove ti porta.
Lui che ordina 2 bicchieri di vino bianco, fermo. Ancora tutto perfetto, seduti al tavolino del bar a strapiombo sul mare.
Parte la canzone giusta, quella che non può essere un caso. Ed i peli mi si rizzano, anche se non li avevo...
Sorseggio quell'ottimo vino, i suoi occhi mi spaventano... troppo agitato e commosso per una cena in un bel posto... Devo respirare ed accettare che quel treno si stia fermando.
La stazione è dentro una scatola bianca, che estrae molto lentamente. La appoggia sul tavolo. E' la scatola di una gioielleria, sono in trance ma ancora lucida e donna.
La apro, è un bellissimo anello, anzi, più un diamante che un anello vista la grandezza.
Non ho il coraggio di mettermelo, non so cosa voglia dire mettermelo. Non avrei voglia di rispondere a nulla di già sentito...forse non avrei voglia di parlare. "Fallo tu" gli imploro in silenzio.
"Io non voglio chiederti nulla oggi, ora... voglio solo dirti che il mio futuro sei tu e che la devi smettere di sbagliare strada".
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