Quando mi è stato detto che non potevo più rimandare il viaggio di lavoro in Calabria, ne ho preso atto come si prende atto del dover prendere una medicina rivoltante da assumere più volte al giorno pur di guarire.
Sveglia ancora prima dell'alba per prendere il primo volo alle 7.00, tutto questo per poter arrivare in tempo al primo appuntamento. Scalo a Roma Fiumicino, pari ad una bastonata nei denti, proprio appena riuscita ad addormentarti sul primo volo quando, all'improvviso, una voce squillante di stuart baritono ti avvisa che stiamo iniziando la discesa su Roma.
Ultimo volo in cui non riesci ad addormentarti, controlli alcune cosette utili ai fini dello scontro sul ring coi clienti, finisci di leggere il quotidiano datoti in omaggio e ricomincia la discesa su Lamezia Terme. Calabria, arrivo.
Partenza con piede sbagliato: non posso pretendere di essere accolta, all'uscita dall'aeroporto, da palme e vegetazione rigogliosa, sole caldo sulla mia pelle color latte (poco prima che vada a male). Però, potevo pretendere di non essere investita da secchiate d'acqua e vento gelido.
Questa settimana si è rivelata un ottimo antidoto alla mia ignoranza. Si, perchè io faccio parte dei Tommasi che non sanno quello che non vedono e, ahimè, non ci credono.
La Calabria è una terra meravigliosa e sconosciuta. Conosciamo le spiagge, soprattutto la costa tirrenica, il clima meraviglioso ed il mare. Ma questo è solo una piccola parte.
Il cuore della gente che vive, nata qui, è, forse, quello più pulsante in tutta Italia: ospitalità come sacro valore, amore per la propria terra, rispetto per le tradizioni che non sono viste come un ostacolo alla contemporaneità ma un passaporto vincente per affrontare meglio il futuro con la sicurezza del passato, quello buono.
I territori più nascosti, non volontariamente, della Calabria sono quelli a cui non appartiene il mare: la montagna.
L'Aspromonte è un nome che si ricorda, non positivamente. Catena montuosa reggina, era il nascondiglio perfetto all'epoca dei sequestri degli anni '80 e '90. Oggi non ci si nasconde più: parco nazionale, tenta di farsi conoscere comunicando con i pochi mezzi e media a disposizione, che sono quasi inesistenti. Difficile trasformare nella mente della gente le stupende grotte rocciose ex meta di malviventi in un paradiso naturalistico.
Quando giovedì mattina ho attraversato l'altopiano de La Sila per raggiungere Crotone, mi si è aperto davanti agli occhi uno spettacolo naturalistico che nulla invidia alle Alpi. Colori autunnali vivi, cielo terso, pascoli di ovini, laghi dispersi in fondo a vallate da scenari lunari. Io, ignorante, non sapevo che La Sila per i calabresi è l'alterego delle Dolomiti per noi gente del nord. Ma sapevo che qui si coltivano le famose patate silane, quelle rossicce e grandi, saporite. A pranzo mi appropinquo ad un'osteria a Camigliatello Silano, Peccati di Gola, dove mi servono un piatto degno di chi vuol rimanere leggero: maialino silano alle braci con patate silane saltate. 5,00€. Mai mangiate patate così buone. E mai speso così poco per uscire e non riuscire a riallacciami i pantaloni.
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