
In questi giorni io stessa ho cambiato idea sulla città di Milano, anzi, sulla vivibilità e bellezza della città di Milano. Ma per questo non mi auto-stimo. Sono, però, orgogliosa dell’aver saputo aspettare il momento giusto per poterla apprezzare e vivere in tutti i suoi pro (non soffermandomi ed innervosendomi solo sui contro).
Anche le ripetute ed invivibili occasioni che nel passato mi avevano portato a Milano, soprattutto per studio e lavoro, avevano aggravato il mio pregiudizio di città grigia, asettica e troppo veloce. Stasera torno da giorni in trasferta a Milano, la prima, per il mio nuovo incarico quasi rilassata, non in piena crisi di nervi e isterismo come i ritorni di Alessandra durante la sua vita\azienda precedente.
Devo, anche e soprattutto, considerare l’importanza delle persone con cui lavoro ora e del clima che si respira in un’azienda in cui tutto “fila”, in cui “ognuno riga dritto”.
Finalmente ho potuto dormire in una camera tutta mia, in trasferta con più donne. 3 donne, 3 camere matrimoniali uso singolo. Ben venga il rispetto della propria privacy e del contatto di lavoro e non forzature personali fra colleghi. Finalmente un hotel molto confortevole, in ottima posizione rispetto al luogo di lavoro.
La sua posizione in pieno centro mi ha permesso di vivere il centro storico dall’alba al tramonto e favorire “il mio cambio d’idea”. L’omaggiarmi del quotidiano milanese “E Polis Milano” al mattino, prima di colazione, la ciliegina sulla torta: perfino i quotidiani minori sono curati nei minimi dettagli.
Buttarmi in Piazza Duomo alle 9.30 del mattino non mi ha più sconvolto: l’enorme albero di Natale davanti all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II, le centinaia di piccioni, le migliaia di persone in movimento mi hanno, sorprendentemente, rasserenato. Mi è piaciuto essere parte del tutto ed in movimento con questo; una piccolissima parte di quella città che ho sempre odiato per la sua confusione disordinata e di cui in queste mattine volevo e godevo nel farne parte. Lavorare in Corso Vittorio Emanuele II è un’esperienza da provare, soprattutto se si lavora all’interno di un edificio con pareti di vetro: il continuo flusso di persone sotto ai miei occhi mi dava la sensazione di essere al luna park. E mi divertivo.
“Al panino giusto”, laterale di Piazza Beccaria, servono il caffè, uno dei più buoni mai assaggiati, con il BOCCONCINO DAI-DAI, una pralina di cioccolato fondente con crema gelato all’interno, da mangiare subito dopo il caffè bollente. Di fronte a questo bar, “La Bruschetta” serve il giusto brasato con polenta e funghi per farvi passare una buona serata di gusto. Si suona il campanello alla porta della trattoria: il proprietario, toscanaccio trapiantato a Milano, vi verrà ad aprire ed accogliere, non tanto di buon umore però.
In via Cantù, “Peck – Italian Bar” mi ha fatto sentire “una signora di classe”: saranno state le dame milanesi di terza età tutte agghindate in Chanel ed ori sedute al tavolo di fianco! Come dice una mia collega prima di entrare in un locale “qui si mangia bene” e come ripete tutte le volte che mette in bocca un boccone “qui si mangia proprio bene”, sì, qui si mangia bene. Da prendere, il gelato artigianale al pistacchio ed il risotto alla zucca e pinoli. Vivere Milano fra le viuzze del centro, i suoi locali, i suoi negozi “che sono solo qui” con roba “che trovi solo lì”, vivere tutto questo sotto le diverse luci del giorno mi ha fatto sentire quasi a casa, in una città che “di casa” non mi ha mai dato nulla. Sarò contenta di tornare a Milano d’ora in poi.
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