Tuesday, January 22, 2013

Common places for common people

Sto frequentando ambienti che fino a pochi mesi fa non conoscevo per niente bene nonostante siano, da sempre, quelli più comuni. 
Mi sveglio per solidarietà coniugale e per preparare la colazione che già da tempo non aveva quello stesso sapore. Quello del caffèlatte istantaneo della Nescafè che per 5 lunghi anni mi sono iniettata fin dal mattino ed ogni 3\4 ore mentre studiavo all'università. 
Primo luogo comune: l'ambulatorio del medico curante. Primo ceppo umano comune: l'anziano in pensione che ha bisogno di qualche ricetta. Si reca a prendere "il posto" almeno un'ora e mezzo prima dell'arrivo del dottore. "Io sono il primo Signorina, faccio presto, mi devo fare scrivere due cose" "Si si, la vedo che è il primo, faccia con calma". Arriva il terzo, anziano. Si instaura un dibattito a 3 sul governo ladro, sullo squallore della loro, nostra, Italia, sulle elezioni che non hanno capito a cosa siano dovute. "Ma lei Signorina, con tutta questa gente straniera, è sicura a camminare per strada? Lei paga le tasse per essere protetta dalla forze dell'ordine, eh ma vede... non si sente sicura, allora vede che fa tutto schifo? E andrà sempre peggio". 
Secondo luogo comune: la farmacia. Secondo ceppo umano comune: le meridionali malate immaginarie. Fila al bancone, con 4 farmacisti che servono ma impantanati dalle richieste di una giunonica sora Lella a sinistra che chiede "gli psicofarmaci mi fanno urinare?" e una secca acida a destra che in un dialetto finto modenese esprime la sua necessità di dar fine al suo dolore di reni "eh c'ho colica da ieri, un dolor daqqua vede, ma me voi mica l'iniezione perchè non c'ho confidenza". 
Terzo luogo comune: centro estetico. Terzo ceppo umano comune: la figa di legno over30. Mi fanno accomodare in un gabbiotto, attendo quella che dovrà tuffarsi fra i miei peli che ormai pettino con la stessa spazzola dei capelli. A fianco, una pantera feroce sta raccontando all'estetista, come se fosse la sua migliore amica, che sta tagliando la foresta perchè "dopo i 30 anni va bene tutto, sai, noi donne dai 30 ai 40 siamo nel nostro pieno ed è uno spreco rimanere in astinenza. Ho conosciuto questo ragazzo, avrà 26 anni, usciamo. Vediamo cosa gli insegno..." e ride, ma l'estetista, che probabilmente la sta compatendo, le dice "o cosa ti insegna" e la pantera ride lo stesso.
Quarto luogo comune: l'ospedale. Quarto ceppo umano comune: gli impiegati agli sportelli accettazione che non accettano. "Buongiorno, dovrei fare una TAC di controllo..." "aspetti un attimo, non è qui che si deve rivolgere. Vada al 4 piano, salita 7, accettazione radiologia". Vai al 4 piano, salita 7. "Buongiorno, dovrei fare una TAC..." "No no, vada in reparto e chieda ad un infermiere... poi la chiamano loro". Vai in reparto. "Buongiorno, ho un appuntamento per una TAC..." "A guardi, deve passare prima dall'accettazione giù al primo piano, salita 5, dove c'è il pronto soccorso". Cioè dove sei stata all'inizio e non ti hanno accettato.
Quinto luogo comune: il bar di paese. Quinto ceppo umano comune: le "braghere" (pettegole) di paese che allenano costantemente la lingua (non a scopi di libido). Sabato mattina, vuoi fare colazione con il tuo maschio autoctono nel bar che a detta tua fa il miglior cappuccino. Entri al suo fianco, riconoscono lui perchè "del luogo", tu ancora "non del tutto" ed inizia il riconoscimento. Ti fissano. Forse è la sua femmina "forestiera", pensano. Identificano e a voce alta fra loro risolvono il mistero: "ma l'è la nooova cumpeeeegna, l'è più bèla dè cletra". Sorridi tronfia del fatto che, sì, sei la compagna e che sei più "bèla" di quella precedente.
Sesto luogo comune: il cinema. Sesto ceppo umano comune: gli storditi, finti intellettuali. Sabato sera, scegli la visione dell'ultimo film di Tarantino, Django Unchained, in un cinema di paese per evitare confusione da multisala. Il cinema è pieno nonostante i 25 minuti di anticipo. Ci sediamo in terza fila davanti. Di fianco a me e davanti a me c'è un posto libero. Arriva la coppia di liberi professionisti brillanti, che conoscono tutti salutando a destra e a manca. "Scusi, questo posto è occupato?" "no, questo alla mia destra è libero". "Ah, io e mia moglie vorremmo stare vicini. Le dispiace sedersi qui davanti?" "Si mi dispiace perchè vede...anch'io non sono sola...e vorrei stare vicina".

Friday, January 18, 2013

High and dry

"Prima di allora avevo sempre creduto che fosse una donna con una forte immaginazione, poi in un istante ho iniziato a considerarla come uno studioso controllato e razionale impegnato in una ricerca sul campo."
"Sono belle le cose che dici."
Kiù rise.
"Però bisogna anche dire che quell'aria laboriosa e distante di mia madre, la sensazione che stesse sempre guardando verso un altro mondo, facevano soffrire molto mio padre, probabilmente pensava che non fosse giusto, e una volta, nel periodo in cui stavo per iniziare le elementari, mia madre è addirittura andata via di casa."
"Oh."
Eh, sì. Anche le famiglie apparentemente perfette hanno i loro problemi, pensai.
"E' tornata subito, però. una fuga come ne capitano in ogni famiglia, no!? Una mini-fuga."
Kiù rise. Poi inghiottì e riprese: 
"Però quella volta, in realtà, ho pianto così tanto da perdere la vista."
Rimasi di stucco.
Se una persona pensa di non voler più vedere il mondo, può davvero smettere di farlo. Non che non ci avessi pensato prima, ma fui sorpresa di sapere che era successo davvero. Soprattutto se si trattava di Kiù, che ci vedeva così chiaramente.
Gli dissi:
"Vuoi proprio tantissimo bene a tua madre, vero?".
"Sì, e a quel tempo ancora di più. In fondo è normale. Credo che non ci sia niente di più doloroso, per un bambino, dell'idea di essere stato abbandonato dalla mamma, di non vederla più. Nemmeno se sua madre morisse, forse, soffrirebbe così tanto."
"Se in futuro dovessimo frequentarci in modo più profondo, in tutti i sensi, e poi io dovessi lasciarti per qualcun altro, chissà se anche a me continueresti a volere bene con tanta ostinazione, al punto da perdere la vista."
"No, credo che sarebbe più sopportabile rispetto alla condizione di un bambino abbandonato dalla madre. Sono un adulto, ormai."

da High & Dry Primo Amore, Banana Yoshimoto

Tuesday, January 1, 2013

Here comes the flood




Here Comes The Flood - Peter Gabriel

When the night shows
the signals grow on radios
All the strange things
they come and go, as early warnings
Stranded starfish have no place to hide
still waiting for the swollen Easter tide
There's no point in direction we cannot
even choose a side.



I took the old track
the hollow shoulder, across the waters
On the tall cliffs
they were getting older, sons and daughters
The jaded underworld was riding high
Waves of steel hurled metal at the sky
and as the nail sunk in the cloud, the rain
was warm and soaked the crowd.



Lord, here comes the flood
We'll say goodbye to flesh and blood
If again the seas are silent
in any still alive
It'll be those who gave their island to survive
Drink up, dreamers, you're running dry.



When the flood calls
You have no home, you have no walls
In the thunder crash
You're a thousand minds, within a flash
Don't be afraid to cry at what you see
The actors gone, there's only you and me
And if we break before the dawn, they'll
use up what we used to be.



Lord, here comes the flood
We'll say goodbye to flesh and blood
If again the seas are silent
in any still alive
It'll be those who gave their island to survive
Drink up, dreamers, you're running dry.