Ho trascorso il week end tra le pagine di un libro, o meglio, di una raccolta di racconti. E' stato un week end strano, in cui l'obiettivo di tutti era rimettere in fila i pensieri, dimenticarne alcuni.
Niccolò Ammaniti aiuta ad immergersi altrove, anche solo se per il tempo delle sue parole.
All’albergo Sant’Anselmo,
al ventiduesimo chilometro della Casilina, arrivò alle 20.30 di un giorno di
maggio una Ford Mondeo blu da cui scese una coppia sulla quarantina e un
pipistrello (rhinolophus ferrumequinum)
che svolazzò penosamente sul parcheggio e s’infilò in una finestrella del
tetto.
La coppia era silenziosa, anche il pipistrello.
I coniugi Coccia erano lì per uno scambio di coppia. Il
pipistrello, invece, perché appesi a un angolo oscuro della soffitta dell’albergo,
piena di vecchi mobili anni Settanta, c’erano gli altri membri della sua
colonia.
Carla ed Emilio Coccia avevano discusso per metà viaggio, ma
quando avevano imboccato la Casilina nella macchina era sceso il silenzio.
Il pipistrello si era abbassato, affamato, su un prato su
cui pascolavano delle mucche e un essere veloce, nero, un gatto, si era
materializzato dal nulla. Per poco il volatile non ci aveva rimesso la vita. Il
felino con un’unghiata gli aveva squarciato l’ala destra e solo il disperato
desiderio di vita aveva permesso al vampiro di scappare.
I coniugi Coccia incontrarono i coniugi Carletti al bar dell’albergo.
Bar, una parola grossa. Due sedie di plastica,
un tavolino, loro da una parte, gli altri dall’altra. In
mezzo, una bottiglia di Asti Cinzano e i certificati medici di sana e robusta
costituzione. Le stanze erano già state prese, una accanto all’altra.
Il pipistrello, quattro piani più in alto, si unì ai suoi
compagni, fremendo ed emettendo ultrasuoni. Era stremato e mezzo dissanguato.
Gli altri gli si fecero vicini e allargarono le ali grigie.
Carla Coccia guardava quell’uomo, il signor Franco Carletti,
quell’uomo con i capelli tinti di biondo, una giacca di pelle con la scritta “Ducati”
su un fianco. Guardava Guendalina, la moglie, una con il seno rifatto (con una
rosa sulla tetta destra), la bocca rifatta e non il naso. Perché il naso no? Carla
guardava suo marito che si era ringalluzzito tutto. Che sorrideva. Che offriva
spumante. Che le diceva sottovoce: - Visto che non sono dei mostri. Lui non mi
sembra niente male. Quante storie hai fatto. Hai visto? Non è un sacrificio. Ti
piacerà. – Carla si guardava fare sì con la testa. Carla guardava quell’uomo,
il Franco Carletti, proprietario di un internet cafè, con cui sarebbe andata a
letto tra breve.
Un gruppo di ricercatori dell’università della Virginia ha
studiato per anni una colonia di pipistrelli utilizzando telecamere a raggi
infrarossi e ha scoperto che questi animali si aiutano e sostengono fra loro. Gli
individui più forti si fanno succhiare il sangue dai più deboli e malati. Paul
T. Richard, direttore dell’istituto di zoologia dell’università della Virginia,
ha detto entusiasticamente: “I pipistrelli dimostrano, senza ombra di dubbio,
che l’amore nel mondo animale esiste e assomiglia moltissimo al sacrificio”.
Carla Coccia vide suo marito avviarsi verso l’ascensore con
Guendalina. Franco Carletti sorrise (aveva un dente d’oro) e la prese per mano:
- Ci divertiamo bellezza, vedrai. Mi piacciono le casalinghe, perché sono
porche. Mia moglie è una porcina esagerata. – Carla fece segno di sì con la
testa e seguì gli altri.
Il pipistrello, nella soffitta, si attaccò al collo di un
suo compagno, si fece largo nella pelliccia e affondò i canini nella pelle e
cominciò a succhiare e a fremere.
da "Il momento è delicato", Niccolò Ammaniti, 2012
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