Vivevo di pane e matematica, nemmeno con la marmellata.
All'età di 8 anni il mio migliore amico era una statuina di Archimede, piccola piccola, alta nemmeno 5 cm. La portavo sempre con me. A scuola la mettevo sul banco e durante le ore di matematica mi suggeriva le risposte (credevo).
Ho portato Archimede di plastica in tasca fino al primo anno di liceo scientifico, dove le risposte durante l'ora di matematica si facevano sempre più difficili, da trovare e da dare.
Poi l'ho perso.
Non so come.
Archimede vero, non quello Disney e non quello di plastica, aveva la fissa per le rette tangenti. Divenne il mio scienziato preferito perchè notavo, man mano che studiavo sempre più suoi teoremi, quanta dedizione avesse per calcolare le rette tangenti.
La mia fissa divennero le rette tangenti.
Imparai la formula a memoria per calcolare l'equazione della retta tangente in un punto, poi per calcolare l'equazione di un fascio di rette tangenti in un punto, ancora le coordinate del punto data l'equazione della retta tangente. L'analisi di funzioni era uno dei pochi momenti di vera passione durante l'ultimo anni di liceo ed il primo anno di università. All'epoca non c'era uomo o passatempo più "vivo" di un fascio infinito di rette tangenti e la sua equazione.
Ad oggi, mi trovo a mio agio soltanto con persone ed in circostante in cui tutto sia tangente, non secante.
Tangere è toccare delicatamente, quasi appoggiarsi su un punto. Secare è tagliare, spezzare.
Spesso mi viene il dubbio che sia sempre stata così brava in matematica e mi sia piaciuta così tanto... perchè dovevo imparare a calcolare le mie rette tangenti ed i punti in cui le volevo far passare.
Mi ricordo tutte le formule. Non dovrei avere problemi.
All'età di 8 anni il mio migliore amico era una statuina di Archimede, piccola piccola, alta nemmeno 5 cm. La portavo sempre con me. A scuola la mettevo sul banco e durante le ore di matematica mi suggeriva le risposte (credevo).
Ho portato Archimede di plastica in tasca fino al primo anno di liceo scientifico, dove le risposte durante l'ora di matematica si facevano sempre più difficili, da trovare e da dare.
Poi l'ho perso.
Non so come.
Archimede vero, non quello Disney e non quello di plastica, aveva la fissa per le rette tangenti. Divenne il mio scienziato preferito perchè notavo, man mano che studiavo sempre più suoi teoremi, quanta dedizione avesse per calcolare le rette tangenti.
La mia fissa divennero le rette tangenti.
Imparai la formula a memoria per calcolare l'equazione della retta tangente in un punto, poi per calcolare l'equazione di un fascio di rette tangenti in un punto, ancora le coordinate del punto data l'equazione della retta tangente. L'analisi di funzioni era uno dei pochi momenti di vera passione durante l'ultimo anni di liceo ed il primo anno di università. All'epoca non c'era uomo o passatempo più "vivo" di un fascio infinito di rette tangenti e la sua equazione.
Ad oggi, mi trovo a mio agio soltanto con persone ed in circostante in cui tutto sia tangente, non secante.
Tangere è toccare delicatamente, quasi appoggiarsi su un punto. Secare è tagliare, spezzare.
Spesso mi viene il dubbio che sia sempre stata così brava in matematica e mi sia piaciuta così tanto... perchè dovevo imparare a calcolare le mie rette tangenti ed i punti in cui le volevo far passare.
Mi ricordo tutte le formule. Non dovrei avere problemi.
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