"Io sono l'uomo che attraversa ogni giorno per dieci anni un incrocio vicino a casa sua e non vede che c'è un segnale di precedenza. Sono l'uomo che, in questi dieci anni, assiste ad almeno tre potature degli alberi che coprono il segnale con le loro fronde, e ogni volta riflette lungamente su quanto poco basti, dopotutto, per rendere ignoto un panorama familiare, e intanto continua a non vedere quel segnale. E sono il padre che buca regolarmente quell'incrocio insieme al figlio, in macchina e qualche volta addirittura anche in Vespa, tenendoselo ben stretto tra le gambe dopo avergli calcato in testa il caschetto non omologato comprato a Porta Portese, convinto di proteggerlo come nessun altro al mondo potrebbe fare. Quell'uomo sono io. Ma sono anche il figlio che non è andato d'accordo con il padre, naturalmente per colpa del padre, e che non si è mai domandato chi fosse veramente il padre. Sono il marito che si è sforzato di non tradire la moglie, come se al suo matrimonio potesse accadere soltanto quello, e non si è accorto che la moglie lo tradiva. Sono il fratello che ha criticato la sorella, le idee politiche della sorella, le amicizie della sorella, i fidanzati della sorella, il marito della sorella, convinto di avere sempre ragione, e ora non fa una vita tanto diversa dalla sorella. Sono lo zio di tre nipotini che hanno soggezione di lui. Sono l'uomo che alle cene racconta sempre le stesse cose. Sono l'uomo che non abbellisce la propria casa pur avendo i soldi per farlo. Sono l'uomo che quando vede una pistola cerca un poliziotto, l'uomo che dona gli assegni senza girarli. Io sono l'uomo che smette di fumare e poi ricomincia. Sono lo scacchista che promette mirabilia e poi smette di giocare perché non riesce a sopportare le sconfitte. Sono l'uomo dalla memoria formidabile che sta perdendo la memoria. Sono lo scrittore per ragazzi che ruba le idee a destra e a sinistra, e che sostiene di non voler essere nulla più di questo, ma mente, perché lo vorrebbe eccome…"
Da "La forza del passato" di Sandro Veronesi