Diventa buio troppo presto ma troppo bene oramai. Soprattutto nelle giornate di sole tiepido e limpido come oggi. Martedì scorso è uscito un libro da me tanto atteso che sapevo avrei divorato subito. Murakami Haruki, IQ84. Ho trascorso il week end ormai concluso a convincermi che avrei potuto fare altro che leggere ovunque il mio scrittore preferito: durante la colazione, sul water, sul divano, mentre mescolavo il minestrone, mentre decidevo se andare a correre col cane o rimanere sul divano proprio intenta nella lettura. Leggere romanzi ambientati a Tokyo, di luoghi, tradizioni e usanze che riconosco in quello che ho visto e vissuto anni fa in Giappone mi incolla alle pagine. Forse è per questo che scelgo romanzi che narrano di luoghi che ho visto e che riesco a immaginare con precisione nella mia mente. O forse è per questo che andrei ovunque, pur di poter vedere e non solo immaginare i luoghi su questa Terra.
Mi consola vedere come stia uscendo dalla fase più egoistica della mia prima esistenza e dopo 30 anni di indifferenza verso il mondo che non fosse quello costruito da me, il mio, mi accingo a riflettere su cosa poter fare per il mondo di tutti.
Non ho mai avuto influenze ormonali e sociali nel fare scelte e modellare la mia vita. Ma oggi mi capita spesso di riflettere su cosa potrei offrire ad un immaginario figlio che abbia voglia di ascoltare quello che sua madre ha fatto, pensato e pensa. Amore, sì, ma quei valori che ridendo e mazziando mi sono stati trasmessi fin da piccola. Che oggi non vedo negli altri, non vedo insegnare, non vedo importanti. Il pessimismo e la paura costante di mia madre mi hanno reso ottimista e coraggiosa, perché troppo dolore provavo nel vedere quanto stesse male per ogni piccola incertezza. Inconsciamente, ho fatto il primo atto d’amore verso me stessa nel crescere più forte verso l’esterno.
Ora l’esterno non mi spaventa, mi indigna e come me vorrei non indignasse i miei figli. Ma ai miei figli vorrò insegnare proprio quei valori che ora vedo sempre più raramente importanti. Allora potrei contribuire nel rendere l’esterno più umano, più equo, più vivibile, perché sarei meno preoccupata nel farmi ingravidare allegramente col sapere che domani i miei frutti possano essere più sereni e non per forza guerrieri come ci siamo fatti ridurre.
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