Wednesday, February 9, 2011

Scopone

Rubamazzo, briscola e scala 40. Fin da piccola giocare a carte per me significava giocare con nonni, cugini, zii a questi 3 giochi. Il giorno di Natale, spesso dagli zii materni, era dedicato buona parte, il pomeriggio davanti al camino, al torneo di scala 40 in quattro. Difficilmente vincevo. Difficilmente la sorte mi premiava con i 3 rossi.
Ieri sera, cena a casa di amici in terre calabresi, dopo una re-interpretazione dell'hamburger in chiave made in Calabria e bocconcini di mozzarelle di bufala, lo scopone scientifico. Ma io non so giocare. Non ho mai giocato a scopa...
Che poi scopa è diverso dallo scopone, quest'ultimo più "di fino e di strategia".
Mi spiegano la scopa. Giochiamo e pian piano ci prendo gusto. 
Mi spiegano lo scopone. E mi si apre un mondo, represso durante anni di briscola e rubamazzo. 10 carte in mano, l'ansia di iniziare per prima e mostrare la carta giusta per non far fare scopa subito all'avversario, ricordarsi le carte uscite e quelle in mano agli avversari, il 7 di denari chi l'avrà?
Stasera spero mi invitino ancora. Per le cotolette al forno. E per la partita dopo cena a scopone. Ho perso per un solo punto. Nel modo peggiore.

Tuesday, February 8, 2011

Momenti di trascurabile felicità

Lunedì mattina, appena sveglia, sotto gli sguardi dei miei cani non più tanto stupiti ed incuriositi, ho infilato in valigia alcuni libri da leggere durante questa settimana. Tra questi, "momenti di trascurabile felicità" di Francesco Piccolo. Non nego che il titolo è servito e servirà anche stasera da anti-depressivo. Leggerlo mi fa stare bene, perchè mi riporta a quante cose faccio per me, ricevo da altri, ogni giorno, che mi piacciano. Un elenco di tutte le piccole cose di ogni giorno che ci fanno stare bene, che ci rasserenano, che ci divertono. 
Gli sms dopo le undici di sera che dicono: dove sei?, che significano molto di più di quello che dicono.
L'acqua quando hai sete, il letto quando hai sonno.
Quando mi sveglio in un posto che non è casa mia, quell'attimo in cui non capisco ancora dove sono. E anche quando poi lo capisco.
Tra i miei momenti di trascurabile felicità aggiungo ancora. Chiedere al cameriere di un alberghetto di provincia calabrese un uovo alla coque, alle 7 di mattina, con pane duro, quello loro, ed un bicchiere di latte macchiato. Vedere il suo sguardo smarrito, "ma signora non vuole un cornetto alla crema con un cappuccino", "no, vorrei un uovo non troppo cotto". Vederlo correre in cucina per vedere se c'è un uovo e vederlo tornare, sollevato, "signora, glielo porto subito". E continuare a leggere mentre bevo il latte macchiato ed aspetto l'uovo.
Sedermi sul divano di un'amica sposata da poco tra lei ed il marito davanti alla televisione dopo cena. Io e lei sotto al piumone, come mamma e figlia, lui che ci guarda divertito.
Dire in faccia ad una persona che lo è "sei proprio un paraculo".
Guidare la Giulietta con la musica classica in sottofondo mentre ingrano la sesta marcia!!!
La marmellata al fruttosio all'ananas e pere della Carlina.
Sudare copiosamente dopo 30 minuti di tapis roulant in palestra, mostrando lo sforzo ai vicini enfatizzando il fiatone.
Mezzo chilo di gelato alla nocciola, davanti ad un film di Ugo Tognazzi.