1 gennaio 2011: un non troppo dolce risveglio, intravedendo una sagoma mascolina dotata di i-phone con la quale illuminava il tragitto verso il bagno, rumore di pantofole mosse attentamente per non svegliarmi. La stessa sagoma che prende forma entrando nel letto con una canzonetta dance anni ’90 emessa dal miglior amico di ogni uomo, ancora l’i-phone, per farmi ridere di primo mattino e farmi l’augurio più dolce per un nuovo anno.
La colazione in cucina col caffèlatte tiepido (la mia nuova rivisitazione del cappuccino che ormai non ha più quel qualcosa di speciale…), mentre leggo una rivista di moda e mentre parliamo delle vacanze estive, il 1 gennaio? “cosa ti piacerebbe vedere o fare che ancora non hai vissuto?” “L’America con te”. Che nostalgia e voglia di rivedere tutto quello che ho vissuto in piena crisi d’identità, da “solista”. Chissà come li vivrei con qualcuno. Forse, non mi appollaierei negli stessi Starbucks di sempre….
Che cosa vorremmo tutti e che cosa stiamo augurando a tutti, ieri, oggi, sempre? Felicità, serenità, gioia.
Parole non di circostanza ma che racchiudono emozioni e stati d’animo reali, anche se “a microdosi”, anche se “incerta e a sprazzi” come mi ripete spesso una cara amica. La mia felicità è improvvisa, la mia serenità è più razionale, perché voluta e cercata.
La mia felicità oggi è stata accendere il camino per farci rannicchiare il cane davanti, mettermi sotto le coperte per leggere ma non riuscirci, perché incantata davanti a quella testolina appena rasata, addormentata, con quell’orecchio perfetto, gommoso e morbido al punto giusto da essere morso, quasi masticato. Ma che non posso mangiare perché non vorrei svegliarlo… così. Ma con una musichetta dance anni ’90 dal mio blackberry.
No comments:
Post a Comment