Non so se lo facciano ancora oggi, ma quindici anni fa gli abitanti di Oria, piena Puglia, avevano un’usanza molto simbolica durante la celebrazione del matrimonio: la sposa tagliava un nastro bianco all’uscita di casa, sottobraccio al padre, prima di recarsi in chiesa. L’Anto l’ha tagliato, sorridendo poco, però. Un album pesantissimo, rivestito di pelle, e tante foto di quel giorno, prima che nascesse il Giuse e prima che rimanesse sola (e prima mal accompagnata).
Una cena a casa sua, un venerdì sera non come tanti. Perché i miei tanti venerdì sera sono crollare a letto dopo la prima visione al cinema e qualche pagina letta con un solo occhio aperto. Sfibrate da una settimana di clima ostico in ufficio, la campagna vendite in periodo “non compro niente – ho tutto” deprime e schiavizza, non molliamo: “stasera usciamo”.
Una coincidenza di cose che hanno reso la serata perfetta. L’Ele che regala alla Bacci un’ottima bottiglia di Sauvignon del Friuli, quest’ultima che se lo dimentica in ufficio e lo porta a cena. Vino perfetto in perfetti calici: “eh, me li ha regalati il mio ex datore di lavoro” dice l’Anto. Ma non vendeva prosciutti il suo ex datore di lavoro?
Tagliolini al salmone e torta di carne. Un cibo fatto con affetto, buono come quello della mamma. Volevo lavare i piatti, mi piace molto lavare i piatti, ma in Puglia si usa che “l’ospite puzza solo dopo tre giorni”. Io e la Bacci ancora non puzzavamo. E mentre l’Anto lavava i piatti con i suoi guanti gialli di gomma, la Bacci mi chiede a che età ho fatto l’amore per la prima volta.
Ma fra donne, amiche, si può essere così confidenti? Si. A tal punto che i dettagli sono indispensabili. Come l’elenco delle cose più assurde che si sono fatte per e con un uomo.
E qui ognuna è mito. Perché di cose folli ne sono state fatte. Sopportare, illudersi, sposarsi, sacrificarsi. Ma anche divertirsi. Tanto.