Il male del nostro tempo è la solitudine. Volto riverso della cosiddetta globalizzazione. E molti pensano e danno da pensare che questa cagna che morde il cuore di tutti la si vinca con la comunicazione. Mentre invece no, è l'amicizia che vince la solitudine, non la comunicazione. Eppure lo dicono, più o meno apertamente: si propaganda un uomo-monade, un'isola, un singolo autodeterminato che comunica un sacco. Basta essere connessi al mondo e non si è più soli. Siamo invasi di strumenti per connetterci con tanti altri: così, si dice, è possibile avere relazioni, vincere la solitudine. Tanto è vero che, non a caso, su Facebook si chiede "l'amicizia". [...]
Ma in questa epoca chi sta parlando, raccontando e, di più, facendo vedere l'amicizia? Grandi romanzi del passato ne hanno parlato in modo commovente. [...] Ma sembra che l'amicizia sia un tema ormai disagevole, d'altra parte si pensano leggi per persone sole. Troppe volte il termine "individuo" maschera la solitudine delle persone. Ma senza amicizia un uomo muore dentro, e anche una società muore dentro. Nel Vangelo si narra di un Dio che compie la sua rivoluzione chiamando i suoi fedeli "amici" e non più "servi". Anche Dio dunque chiede d'esser conosciuto per amicizia e non per sottomissione. [...]
Ci rimane solo l'amicizia per il tempo libero? Gli amici delle vacanze, quelli dell'aperitivo. Ma cosa è un'amicizia legata solo allo svago e non all'impegno con la durezza della vita? Non c'è bisogno di ricorrere alle pagine antiche di Cicerone. O alle frasi acute di Oscar Wilde sul tema. Ma occorre trovare risorse ancora per far vedere la forza dell'amicizia. Specie oggi, quando la crisi tende a far sentire tutti più isolati, nonostante gli infiniti mezzi di comunicazione.
di Davide Rondoni, Il Sole 24 Ore, domenica 6 giugno 2010